«Rapina Upim, non ho simulato nulla»

Parla l’ex direttore indagato. Il tribunale conferma il sequestro dei tremila euro in contanti trovati nella sua casa


di Mario Bertoldi


BOLZANO. I tremila euro in contanti sequestrati nell’abitazione dell’ex direttore dell’Upim (sospettato di essersi inventato la rapina del 12 marzo scorso) restano sotto il diretto controllo della magistratura. Il tribunale del riesame (presidente Carla Scheidle) ha infatti respinto in toto l’istanza di dissequestro depositata dall’avvocato Daniele Stramaccioni del Foro di Roma. Salvatore Liguori è sempre sotto inchiesta per simulazione di reato e furto aggravato e le argomentazioni illustrate dalla difesa non hanno per il momento intaccato il teorema accusatorio basato sui risultati delle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Bolzano.

Il denaro. Nell’istanza di dissequestro del denaro l’ex direttore ha fornito una serie di giustificazioni circa la provenienza della somma che in contanti che custodiva in casa.

Ma anche in questo caso la posizione di Salvatore Liguori è risultata tutt’altro che chiara nel senso che nell’istanza il suo avvocato non ha fornito nessun elemento certo ma solo ipotesi con riferimento ad una vincita ottenuta dall’indagato per 2500,45 euro in una sala scommesse di Bolzano in data 18 marzo 2014 o in alternativa ad un presunto prestito ottenuto da un conoscente. Nemmeno la difesa, dunque, ha saputo fornire una indicazione certa sulla provenienza del denaro trovato in casa all’ex direttore il quale , in una comunicazione email al nostro giornale parla invece di presunte vincite ottenute in due sale scommesse di Bolzano e una terza tra Angri e Scafati (in provincia di Salerno). L’unico dato certo che emerge da queste dichiarazioni è che Salvatore Liguori ammette di essere un convinto scommettitore (in un contesto di provato indebitamento).

La difesa. Nella missiva via email che ci ha fatto pervenire ieri, l’ex direttore (che dice di essere in procinto di assumere un altro incarico lavorativo) sostiene che il giorno della fantomatica rapina non avrebbe dovuto neppure essere al lavoro e di essersi recato in ufficio solo perchè contattato da un geometra di zona del gruppo Coin per interventi di risanamento dello stabile Upim. Salvatore Liguori ribadisce di aver subìto la rapina in ufficio (ma non fornisce spiegazioni sulle contraddizioni emerse riguardo le modalità del colpo circa l’apertura o meno della cassaforte), sostiene di aver inseguito i rapinatori dall’uscita di sicurezza del secondo piano del negozio, chiarisce che al momento del colpo il personale in servizio nel magazzino era di sole 4 persone e rivela «che il negozio Upim di Bolzano è assediato quotidianamente da bande di ladri e subisce continue razzie e furti».

I sospetti. Nel frattempo , però, è emerso che Salvatore Liguori (prima delle dimissioni) era finito sotto procedimento disciplinare per il mancato rispetto delle direttive aziendali sulle modalità da seguire per il ritiro degli incassi ed il deposito del denaro in cassaforte.

Un’operazione che avrebbe dovuto sempre coinvolgere due persone e che invece in diverse occasioni (come il pomeriggio del fantomatico colpo) l’ex direttore avrebbe fatto da solo. E’ un particolare non di poco conto.

A tal proposito, agli atti del procedimento vi sono anche le dichiarazioni di Francesco Vigna, responsabile della sicurezza che ha anche rivelato agli inquirenti (Squadra Mobile diretta dal dottor Giuseppe Tricarico e Pm Luisa Mosna) un’ altra circostanza importante: l’ex direttore sarebbe stato a conoscenza che il giorno del colpo nella cassaforte erano depositati gli incassi dei giorni precedenti (che avrebbero dovuto essere ritirati il giorno seguente da una ditta di “security”)e che in futuro non sarebbe più avvenuto in quanto l’azienda aveva disposto il ripristino del servizio di cassa continua che presuppone il sistematico versamento in banca delle somme incassate di giorno in giorno.

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