Referendum: mille firme per farli e quorum ridotto

Le proposte puntano a favorire la democrazia diretta Ora si attendono il voto di giunta e il passaggio in consiglio


di Giuseppe Rossi


MERANO. La modifica dello statuto comunale in favore di una maggiore democrazia diretta e partecipativa arriva sulla soglia della sala della giunta comunale e dell'aula del consiglio. Nei giorni scorsi l'apposita commissione istituita dall'assessore Andrea Rossi ha concluso i lavori presentando le proprie proposte. Le novità riguardano essenzialmente la possibilità di indire referendum confermativi e la rideterminazione del quorum per le firme da raccogliere per presentare un quesito referendario e per la validità del voto.

Partiamo dalle firme che è necessario raccogliere per indire un referendum. Lo statuto comunale ne prevede 2 mila, la nuova legge regionale del dicembre 2014 ne prevede al massimo il 5% degli aventi diritto al voto, ossia 1.500. La commissione consiliare propone al consiglio di scendere a mille firme. Altra novità è il tempo per la raccolta delle firme, che viene esteso dalla legge regionale a 180 giorni.

Il secondo tema è quello del quorum per dichiarare valido l'esito del voto referendario. La legge regionale prevede la partecipazione minima del 25% degli aventi diritto, l'attuale statuto comunale ha una percentuale del 40%, la maggioranza di governo della città Verdi-Svp- Alleanza-Pd è divisa su varie ipotesi: si va dal quorum 0 che vorrebbero i puristi della democrazia diretta al 15% proposto dai Verdi, fino al massimo del 25% di Alleanza e Svp. Un compromesso pare possibile tra il 15 e il 20%. Il voto e la firma per chiedere l'indizione di un referendum viene estesa anche ai sedicenni. La commissione che giudica ammissibile o meno il referendum in futuro sarà provinciale e non comunale.

Tra gli argomenti esclusi dalla possibilità di essere sottoposti a quesito referendario ci sono materie non di competenza comunale o temi riguardanti i gruppi linguistici, religioni, elezioni e personale, argomenti già sottoposti a quesito negli ultimi 3 o 5 anni, contabilità e tributi ed eventuali (dovrà deciderlo il consiglio comunale) progetti approvati prima della indizione del referendum.













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