Riconsegnati alla mamma 

Ieri Yassine e Yasmine sono sbarcati al porto di Genova con il padre Jamel Methenni


di Paolo Tagliente


BOLZANO. Erano da poco passate le 18 di ieri e il sole era ancora alto a Genova. Un sole accecante che ieri splendeva anche nel cuore di Rosa Mezzina e che ieri ha accolto Yassine e Yasmine Methenni, i due piccoli di 4 e 2 anni che il papà Jamel era riuscito a portare in Tunisia alla fine dello scorso aprile. I bimbi sono sbarcati dal traghetto Majestic, al varco Caracciolo del porto del capoluogo ligure proprio a bordo di quel Fiat Ducato bianco che, per giorni, dopo l’inizio della fuga di Jamel e dei bimbi, era stato forse il veicolo più ricercato d’Italia. Il trentatreenne tunisino lo ha guidato verso l’uscita del molo, dritto dritto verso le forze dell’ordine che lo stavano aspettando alla barriera. Con loro c’era anche mamma Rosa. La scena che ne è seguita sembrava tratta da un film, uno di quei film con il lieto fine in cui nessuno, in platea, riesce a trattenere le lacrime. I carabinieri del Nucleo Operativo di Bolzano, scesi in forze a Genova, hanno aperto le portiere del furgone e, insieme al personale dell’Agenzia delle Dogane, hanno afferrato il giovane tunisino. Lo hanno fatto con la determinazione di chi ha lavorato per settimane per risolvere un caso che si preannunciava complicatissimo, ma senza esercitare alcun tipo di violenza nei confronti del giovane papà che non è stato nemmeno arrestato, ma semplicemente condotto in una vicina caserma dei carabinieri per essere identificato e peché gli venisse formalizzatal’elezione di domicilio: in pratica, deve rimanere a disposizione delle autorità italiane. Ma più importante è quanto accaduto vicino al furgone, dove mamma Rosa e nonna Marina hanno potuto stringere i due bimbi e lasciarsi andare a un pianto liberatorio. Lacrime che in un attimo hanno spazzato via gli incubi, le angosce e le paure che in questi quaranta giorni avevano tolto il sonno alle due povere donne.

La vicenda di Yasmine e Yassine aveva avuto grande risalto sui media nazionali e la splendida conclusione di ieri è stata solo in apparenza un colpo di scena. Da settimane, infatti, dei due bimbi portati in Tunisia dal padre non si volesse parlare più. Si trattava di una strategia, ovviamente. Si era scelto il basso profilo per poter lavorare in tranquillità e percorrere la strada della soluzione extragiudiziale che l’avvocato Nicodemo Gentile, chiamato dall’associazione Penelope ad assistere Rosa Mezzina, aveva auspicato fin da subito. «È stata fatto davvero un grande lavoro. – ha commentato il noto legale – Un ringraziamento va agli uomini dell’Arma di Bolzano, che si sono impegnati con grande professionalità, all’ambasciata italiana a Tunisi, che non li ha mai lasciati da soli, e alla Farnesina. Insieme a loro ho lavorato anch’io in questa non facile opera di mediazione. Insieme abbiamo capito che c’erano degli spazi di movimento. Così, abbiamo fatto scendere l’attenzione e siamo riusciti a fare in modo che Jamel tornasse». Comprensibilmente soddisfatto il tenente colonnello Enrico Pigozzo, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Bolzano, che ha seguito la vicenda fin dal primo momento. «Non possiamo rivelare i dettagli di tutta l’operazione – commenta – ma è stato compiuto un lungo lavoro dietro le quinte per ricondurre Methenni a più miti consigli. Altro, in questo, momento non possiamo dire. Adesso la nostra priorità è fare in modo che i piccoli ritrovino una condizione di serenità e sicurezza con la madre. Siamo soddisfatti, anche della grandissima collaborazione offerta dal ministero degli esteri, dall’ambasciata d’Italia e dall’Interpol, con i quali non abbiamo mai smesso di lavorare in queste settimane». E Rosa? Ora si gode i bambini e forse parlerà nei prossimi giorni quando, probabilmente domani, tornerà a Bolzano. Adesso, però, per lei, le parole sono davvero inutili.















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