“Ricordi Bolzano così”, sul web nasce un archivio straordinario 

Il gruppo Facebook. Quasi 4 mila iscritti postano le foto della città pescate nei cassetti e tra i ricordi di famiglia. Un racconto per immagini della storia della nostra città dagli inizi del Novecento ad oggi. La fondatrice Karin Keim: «È il desiderio di avere una memoria condivisa» 


Paolo Campostrini


Bolzano. Via Brennero come Venezia con l'acqua alta. O Firenze con l'Arno nelle strade nel '66. Invece è Bolzano, 1957. E ponte Loreto? Prima della guerra lì c'era una statua, grande e grossa, giusto appoggiata al corrimano. Era del santo Nepomuceno, protettore di ponti e acque e dalle alluvioni. Poi le bombe l'hanno fatta sparire. Ma non c'è solo la Bolzano dei disastri. Ad esempio: piazza Walther. Ora c'è, appunto, il Walther. Ed è ogni tanto un poco in confusione tra mercatini, mercati, tendoni e biciclette sotto il suo menestrello. Un po’ di anni fa invece c'erano le macchine. Ma belle in ordine, in fila per due come a dire: qui c'è movimento. Tra Grifone e tutti gli altri bar, come l’Edi. Insomma la Bolzano che non c'è più (o che è molto cambiata), è ritornata. Ha bussato, prima piano e poi sempre più forte e ore si trova sul web. Sul gruppo Facebook “Ricordi Bolzano così”. Giorno dopo giorno decine di bolzanini, all'inizio in pochi, infine tantissimi (quasi 4 mila), lo riempiono di cartoline, fotografie, ricordi anche personali.

Come quel “matrimonio dei miei genitori nel 1950” dove si vede un delizioso corteo nuziale, ben in ordine, sfilare lungo le semirurali ancora in piedi e ancora molto curate. Lì ci stavano migliaia di bolzanini che si svegliavano con le sirene della Lancia o delle Acciaierie in Zona. E si formava la Bolzano che viviamo oggi con tutti i suoi caratteri. Chi ha avuto questa idea di mettere insieme, non solo i propri ricordi ma i ricordi, le immagini, le fotografie chiuse nei cassetti o sui diari di tanti è stata Karin Keim, fondatrice del gruppo, che amministra inseme a Stefano Bosio, appassionato di storia e ricerche su Bolzano che cura l’aspetto più culturale del sito. Dice Keim: «Ci ho pensato tre anni fa. Mi sono detta: come smuovere questa città un po’ freddina, questi bolzanini di solito così sobri e riservati? Magari invitando loro a riscaldarsi un poco con la Bolzano che ci ha accompagnato in tanti anni di vita, di scuola, di amicizie».

La memoria collettiva

E poi, provando anche a trovarne di nuove. E sì, perché attraverso “Ricordi Bolzano così”, molti degli interlocutori dell'account si sono conosciuti, scritti e parlati. «In tanti - conferma Karin Keim - si sono riconosciuti attraverso le fotografie postate delle diverse scolarasche. Tipo: ah anche tu allora eri nella compagnia di via Crispi... Oppure: ci vedevamo in cortile in via Palermo, ricordi? Ecco, questi sono gli aspetti più belli di questo nostro nuovo modo di stare insieme».

Un archivio prezioso

Poi c'è anche il resto. Come ad esempio la possibilità, attraverso l'invio spontaneo di immagini della vecchia Bolzano o di ricordi fotografici personali, di mettere insieme una possibile geografia illustrata della storia di una città. Una archiviazione giorno dopo giorno che magari, tra un po', potrebbe essere oggetto di qualcosa di più che non un luogo sul web. Per ora, sono quasi 4000 gli “iscritti” a “Ricordi Bolzano così” e che attraverso questo indirizzo hanno modo di scambiarsi informazioni e di accedere a tanti album personali. Già ora, alcuni funzionari dei Beni architettonici hanno visto in questa iniziativa un modo per ampliare gli archivi comunali e provinciali e di contribuire a un racconto di una comunità urbana e del suo sviluppo anche costruttivo. Come rivedere l’hotel Vittoria, una volta di fronte alla stazione, col suo bar che accoglieva in viaggiatori in arrivo, al posto degli attuali palazzi degli uffici provinciali. Oppure commuoversi ritrovando l’orso Pippo, solo e recluso protendersi per ricevere qualche dolce. Ma sempre malinconico. E ancora la Bolzano che si ammirava dalle terrazze eleganti del Guncina. Ecco via Argentieri col suo mercato ottocentesco tra carri e costumi, oppure il primo ponte Talvera. Insomma c'è da divertirsi inseguendo le sorprese, perché tutto arriva al momento e senza preavviso, che si possono vivere attraverso gli archivi personali di tanti bolzanini di volta in volta sempre più appassionati e intraprendenti. Basta un clic, e inizia il viaggio.

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