Ridotta in schiavitù dal fidanzato

La ragazza scappa e lo denuncia. La madre e la sorella l’hanno portata via e tenuta nascosta per mesi


di Susanna Petrone


BOLZANO. Botte, insulti, minacce, persecuzioni: per due anni, una giovane bolzanina, ha vissuto praticamente segregata in casa, per paura di essere pestata a sangue dal suo compagno, un nordafricano residente a Bolzano. All’inizio pensava l’amasse. Invece, l’ha ridotta in schiavitù e l’ha portata a non uscire più di casa. Ma con l’aiuto della madre e della sorella è riuscita a trovare il coraggio di denunciarlo. Ora l’uomo deve rispondere di maltrattamenti e stalking.

Ma ecco i fatti: all’inizio dell’anno, la madre e la sorella della giovane bolzanina, decidono di prendere in mano la situazione. La ragazza, infatti, da due anni frequenta un uomo aggressivo e brutale. Un uomo che l’offende in continuazione, la picchia un giorno sì e l’altro anche. La giovane, oramai, da diversi mesi non esce nemmeno più di casa. Se esce, lo può fare solo in presenza del suo compagno. E quando gira per strada deve stare attenta, perché ogni sguardo di troppo da parte di qualche sconosciuto, le verrà “contestato” una volta a casa. La vittima è così terrorizzata, che non ha più il coraggio di chiamare la madre, la sorella, le amiche. La sua vita è cambiata completamente. Niente più uscite in compagnia, niente più sorrisi, niente cinema, niente cena a casa dei genitori. La sua vita si è ridotta a pochi metri quadrati in casa: deve pulire, cucinare ed essere sempre a disposizione del fidanzato. Oramai esce solo per andare al pronto soccorso, per farsi medicare le fratture e le ferite che le ha procurato dal “fidanzato”. E quando i medici le chiedono cosa è successo la risposta è sempre la stessa: «È stato un incidente. Sono andata a sbattere contro il comodino. Sono caduta in vasca da bagno». Ma i medici, con il tempo, capiscono che sta mentendo. Cosa fare? Niente, la bolzanina è maggiorenne. I medici hanno le mani legate. Non possono fare altro che dirle: denuncialo, denuncialo, denuncialo. La ragazza inizia a cambiare ospedale, per non dover affrontare gli sguardi dei medici.

E poi arriva il 2013. Ancora una volta lui la massacra di botte. E lei non fa niente. Nella sua testa non crede ci sia una via d’uscita da quell’inferno. Ma la madre e la sorella sono stanche di questa situazione. Vanno a casa sua, quando lui non c’è, mettono in borsa le sue cose, la costringono a seguirle e partono tutte e tre per Parigi. Vogliono che stia lontano dal suo carnefice. Lasciano qualche traccia. Il nordafricano scopre dove si trovano e le segue fino in Francia. Le tre donne rientrano a Bolzano in fretta e furia. La giovane viene tenuta nascosta per qualche mese in provincia. Alla fine, trova la forza di denunciarlo. Racconta al pm delle botte, delle minacce, del terrore continuo e perenne. L’uomo, se così può essere definito chi alza le mani su una donna indifesa, viene indagato per maltrattamenti e stalking. Sarà il giudice Walter Pelino a decidere sul da farsi, a fine indagine.

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