Rifugi, il grande rifiuto Cai e Avs: così diciamo no

Presentata una busta vuota per protesta contro il bando di gestione provinciale Il presidente Broggi: «Un importante segnale di convivenza andato sprecato»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Una busta “vuota”, ecco cosa ha ricevuto la Provincia dai club alpini altoatesini in risposta al bando pubblicato per la gestione dei rifugi d’alta montagna. Il bando è quello che si riferisce alle 25 strutture che la Provincia ha ereditato dallo Stato con il passaggio di competenze, e che negli ultimi 14 anni sono stati gestiti e manutenuti in maniera congiunta da Cai e Alpenverein.

«Ci siamo impegnati in una collaborazione che ha permesso di mantenere in piedi strutture vecchie in alcuni casi oltre un secolo, con interventi effettuati in forma di volontariato», si legge nella nota congiunta dei due club alpini. La Provincia, affermano gli alpinisti, ha ripagato questo impegno con un bando che «avrebbe ridotto le competenze praticamente solo alla scelta dei gestori e alla determinazione del canone di affitto».

Il progetto era invece diverso, ed era già stato presentato da Cai e Avs alle ripartizioni competenti prima ancora che il bando scadesse. «La nostra offerta - spiega il presidente del Cai Giuseppe Broggi - era stata redatta secondo una scelta di fondo che prevedeva che noi non dovessimo guadagnare nulla: avevamo chiesto soltanto di poterci garantire l’operatività trattenendo gli affitti per coprire le spese necessarie a sostenere le strutture e chi ci lavora dentro, e poi avremmo liquidato alla Provincia una volta all’anno la differenza, in cambio avevamo offerto che tutte le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria le avremmo effettuate come programma di volontariato, sfruttando le altissime competenze dei nostri associati, tra i quali ci sono numerosi ingegneri ed esperti di montagna». E tutto questo, sottolinea Broggi, «sarebbe avvenuto in maniera congiunta anche attraverso i due gruppi linguistici, e sarebbe diventato un segnale importante di convivenza e pacificazione, proprio a partire da queste montagne che sono state teatro di tante battaglie, si poteva ricreare uno spirito di unione e condivisione con la montagna a fare da ponte tra culture». Ma i piani della Provincia erano diversi: «Loro hanno chiesto il versamento degli affitti, che ci assumessimo i costi di gestione, le tasse di concessione e le spese di marketing e assicurazione, che coprissimo eventuali rischi con fidejussioni, e tutto senza considerare i necessari interventi di manutenzione». In buona sostanza si è trattato di un invito a trasformare l’ospitalità delle strutture d’alta montagna in una fonte di reddito decisamente più commerciale, e questo andava oltre gli interessi di Cai e Avs.

«È venuto meno tutto l’impianto del nostro progetto, in pratica dovevamo solo fare i concessionari dei rifugi, assegnare le strutture ai gestori e stabilire gli affitti come una società immobiliare». Ecco allora la busta “vuota”, con solo le carte delle idee dei club alpini, e una cifra simbolica (che non può essere rivelata per non inficiare il risultato della gara), che vuole far riflettere.

«Non tutto è perduto - conclude Broggi - sarà una bella sfida per chiunque prendere in gestione quelle strutture, anche se fossero gli albergatori non avrebbero vita facile; e poi il Cai ha ancora il diritto di prelazione da far valere, quindi speriamo ancora che si possa trovare una soluzione in corso d’opera».

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