Rifugi in tedesco, la rabbia del Cai

Broggi: «Proposta grave e contro la convivenza. Pesanti ripercussioni anche a livello turistico»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. La mozione che cancella i nomi italiani dai rifugi trasferiti alla Provincia e non prevede l’obbligo di issare il tricolore davanti agli edifici approvata nell’ultima seduta del Consiglio provinciale, su proposta di Sven Knoll (ma con i voti decisivi della Volkspartei), ha indignato anche il presidente del Cai Giuseppe Broggi, da sempre prudente e misurato nelle dichiarazioni. La chiusura etnica come ultimo atto dell’era Durnwalder ha preso in contropiede anche il Club alpino italiano che non lesina critiche alla giunta provinciale, poco o per nulla propensa a tenere conto, ad esempio, dell’inevitabile ritorno negativo sotto il profilo turistico. «Ritengo che la mozione approvata l’altra sera - sottolinea Broggi - debba essere considerata grave e irricevibile. Il Consiglio non avrebbe nemmeno dovuto trattarla. Si capisce chiaramente che si tratta di una mossa in chiave elettorale. Populismo allo stato puro».

Broggi parla apertamente di «grossa provocazione» e di una scelta «lontana dalla convivenza, impossibile da comprendere e accettare da parte del gruppo linguistico italiano». Il presidente del Cai non pensa, in ogni caso, solamente ai residenti, ma anche alle migliaia di turisti del nostro Paese che prendono letteralmente d’assalto ogni anno i rifugi altoatesini. «Ma vi immaginate un ospite di Milano, abituato a salire al rifugio Cima Libera (sito nella zona di Ridanna a quota 3.145 metri ndr), che di colpo si ritrova solamente il nome in tedesco Müllerhütte? Esempi analoghi potrebbero essere fatti per il Petrarca e per tanti altri».

Ieri mattina il telefonino di Broggi ha iniziato a squillare molto presto. A chiamarlo erano altri soci del Cai, ugualmente indignati. «C’è chi ha proposto di cancellare, usando lo stesso metro, i nomi tedeschi e di lasciare solamente quelli italiani nei rifugi di proprietà del Cai». Qualcun’altro ha replicato dicendo che sarebbe come mettersi sullo stesso piano. Prendendo una posizione che poco o nulla ha a che fare con la convivenza. Con la decisione presa in Consiglio provinciale il Cai si è sentito «scavalcato, preso in giro», al punto da ritenere doveroso prendere posizione.

Dei politici italiani tutti hanno votato contro l’approvazione della mozione, compresi i due assessori del Pd Tommasini e Bizzo. Quest’ultimo sottolinea come si tratti di un fatto grave, soprattutto dal punto di vista politico. Tra i consiglieri di opposizione c’è chi ha definito il documento, senza mezzi termini «carta straccia», visto che impegna solamente questo Consiglio provinciale, giunto ormai al termine della legislatura. «Carta straccia - argomenta Bizzo - forse è un po’ troppo, ma sicuramente è una mozione destinata a restare lettera morta. Certo, dalla Volkspartei ci aspettavamo un segnale di tutt’altro tipo, pur essendo tutti in campagna elettorale. Non è un documento, per inciso, che tiene conto della pacifica convivenza tra gruppi linguistici».

Un altro colpo basso rivolto al gruppo italiano dopo quello sulla toponomastica.

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