Riparte da Bolzano l’allevatore colpito da neve e terremoto
«Ho perso stalla e bestiame e vivo ancora in un container» Ieri era al mercato di Oltrisarco a vendere i suoi prodotti
BOLZANO. La casa, dove da anni vivevano Paola Carraro e Marino Marchese, oggi è inagibile a causa del terremoto. La neve, caduta nelle ultime settimane, ha fatto crollare anche una delle stalle del loro caseificio a Monte San Martino, in provincia di Macerata. Un dramma nel dramma per i due coniugi arrivati ieri a Bolzano per il mercato organizzato dal gruppo d’acquisto solidale Oltrygas. In piazza Nikoletti, ad Oltrisarco, che poi è dove è nato e cresciuto Marchese. «È tutto molto difficile perché la neve ha fatto crollare il tetto della stalla uccidendo una trentina tra agnelli e pecore. Abbiamo dovuto bloccare la produzione perché sotto c’era anche la sala mungitura. Un colpo durissimo».
Quanto avete impiegato per ricominciare a produrre il vostro celebre Pecorino dei Sibillini biologico?
«Fortunatamente l’associazione di promozione sociale “Io Non Tremo” è subito arrivata ad aiutarci. Abbiamo complessivamente tre stalle e 500 animali. La sala mungitura è stata presto ripristinata e il tetto caduto puntellato con dei martinetti. Si tratta di una situazione temporanea. D’emergenza».
Come quella che state vivendo ormai da troppi mesi.
«La verità è che lo Stato e le istituzioni ci hanno lasciati soli. Il giorno della scossa più forte avevamo il sindaco e i funzionari comunali mezz’ora dopo in casa a dirci che non era più agibile. Abbiamo portato fuori tutto, da allora dormiamo nei container. Peccato che da quel momento siamo anche stati dimenticati. Aspettiamo ancora i moduli da compilare per avviare la riqualificazione. Mai visti».
I piccoli paesi come stanno reagendo?
«Non stanno reagendo. Il centro di coordinamento lo hanno allestito a Rieti perché il primo terremoto forte ha colpito quella zona. Ora, però, arrivarci con una strada dalle Marche è molto difficile. Impossibile passare dai Monti Sibillini e la strada Salaria è spesso inagibile. La regione è davvero in ginocchio».
E voi come vivete?
«Nella provvisorietà. La rete fissa telefonica non c’è più. Quella dei cellulari è debolissima. Cerchiamo di lavorare, ma anche solo controllare le mail oppure compilare una fattura elettronica diventa un’operazione complicatissima».
Le scosse, nel frattempo. continuano.
«Non si fermano e ogni volta la paura è tanta. Non possiamo negarlo. Alla fine sei anche sfinito dalla tensione ma dobbiamo andare avanti».
Bolzano vi sostiene.
«Ci aiutano con la raccolta fondi e la gente è venuta a salutarci con grande calore. Davvero un momento che ci ha regalato forza e commozione. Ciò che ci serve per andare avanti».
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