Rispoli: «Il maniaco non tornerà libero»

Il capo della Procura: «Se infermo di mente e socialmente pericoloso, finirà in una struttura psichiatrica»


di Mario Bertoldi


BOLZANO. E’ opportuno che i cittadini lo sappiano: se Salvatore Morghen dovesse essere dichiarato infermo di mente, in quanto affetto da gravi turbe psichiche, non significa che possa sottrarsi al giusto controllo che la situazione decisamente allarmante necessita.

Il messaggio, forte e chiaro, è del procuratore Guido Rispoli che in merito alla vicenda dello stupratore folle della casa di riposo di Bolzano, pone l’attenzione in primo luogo sull’efficienza dimostrata dalla magistratura e dalle forze dell’ordine per risolvere il caso, in secondo luogo sugli effetti di una eventuale dichiarazione di non punibilità dell’indagato a seguito delle sue condizioni psichiche.

Che Salvatore Morghen abbia problemi gravissimi di personalità e di sessualità è un fatto acclarato sotto gli occhi di tutti , però - sostiene il procuratore della Repubblica - è opportuno che i cittadini sappiano che l’eventuale riconoscimento di una patologia psichiatrica non significa che l’indagato possa sottrarsi ad un giusto intervento di tutela nei confronti della collettività.

«In effetti - spiega il procuratore Guido Rispoli - per questo tipo di reati paradossalmente il fatto di essere dichiarati in grado di intendere e di volere (e dunque imputabili, ndr) rappresenta sotto il profilo della tutela e della sicurezza della collettività un boomerang».

«Spesso il cittadino - spiega il procuratore - quando sente che un indagato è stato dichiarato anche solo parzialmente infermo di mente, ha un approccio negativo con la notizia in quanto pensa che il pronunciamento sulle condizioni psichiche permetta alla persona sottoposta al procedimento di sottrarsi ad una giusta condanna». In realtà le cose non stanno proprio così. Anzi, l’eventuale riconoscimento di una infermità di carattere mentale, qualora si sommi ad una palese pericolosità sociale (come in questo caso) permette in realtà di assumere provvedimenti che tutelano maggiormente la collettività.

«In effetti - spiega ancora il procuratore - in caso di infermità mentale e di pericolosità sociale è possibile applicare una misura di sicurezza (anche di natura restrittiva in ospedali psichiatrici, ndr) destinata ad essere revocata solo in caso in cui la situazione patologica o la pericolosità sociale venissero a cessare». In sostanza, mentre una qualsiasi condanna penale di carattere detentivo porterebbe comunque prima o poi ad un ritorno in libertà del condannato senza una valutazione post detentiva, nel caso di non imputabilità con contestuale misura di sicurezza per pericolosità sociale, il trattamento previsto potrebbe protrarsi anche per tutta la vita.

«Mi pare poi doveroso sottolineare - commenta ancora il procuratore - che in questo caso la macchina della giustizia ha funzionato molto bene sia sotto il profilo investigativo sia sotto il profilo dei provvedimenti cuatelari, adottati in tempi ristrettissimi».

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