LA STORIA

Ritorna sulla Harley dopo l’incidente e 15 operazioni 

Fabio Gioachin era rimasto gravemente ferito in uno schianto a Fiè «Sto realizzando il sogno: adesso ho una moto a tre ruote»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Salire di nuovo in moto. Questa è la prima cosa cui ho pensato quando, dopo tre mesi appesi ad un filo passati in Rianimazione, sono tornato alla vita». Sono trascorsi tre anni e mezzo da quell’11 agosto del 2015 quando Fabio Gioachin, 58 anni bolzanino, in sella alla sua Harley di ritorno da una giornata al lago di Fié, stava rientrando in città: l’ultimo ricordo è quello di un’auto che impegnata nel sorpasso di un camper e gli veniva contro. Il resto è buio. E poi dolori e sacrifici per rimettersi in piedi. Cosa non facile per nessuno dopo un incidente di quella gravità e ancora di meno per un gigante come lui che sfiora i due metri e pesa 100 chili.

Oggi, dopo una quindicina di interventi, per sistemargli bacino, anca, piede, naso, quella promessa fatta prima a se stesso e poi agli amici harleysti, che erano andati a trovarlo in ospedale vestiti da Babbo Natale, è riuscito a mantenerla.

«Mi sono comprato - racconta orgoglioso - una nuova Harley con tre ruote e modificata tenendo conto delle mie esigenze. Durante l’Avvento, mi sono preso il lusso di partecipare alla sfilata degli harleysti vestiti da Babbo Natale. La moto l’ha guidata il mio amico Moreno, io ero dietro con il costume da elfo. Prima o poi spero di tornare a guidarla io. Per il momento la tengo in garage».

Rimettersi in sella, significherebbe riconquistare l’autonomia e quindi l’indipendenza perse quell’estate di tre anni e mezzo fa.

Il traguardo, probabilmente, non è ancora a portata di mano, lui lo sa, ma non si scoraggia: «Mi attendono nuove operazioni, ce la farò».

Per molti anni agente pubblicitario della “Manzoni”, Fabio è sempre stato abituato a ragionare per obiettivi: «Nel mio lavoro, all’inizio dell’anno, il raggiungimento del budget sembrava impossibile. Poi col passare dei mesi, l’obiettivo appariva sempre più vicino. È così anche per quanto riguarda il lento cammino della riabilitazione».

Nonostante tutto può considerarsi fortunato perché, in questi anni difficili, ha avuto accanto a sé la figlia Giulia e soprattutto Pierina, la mamma che a 83 anni si occupa a tempo pieno di lui.

E poi ci sono gli amici: basta una telefonata e Moreno, Enzo, Claudio, Giovanni e Luciano, tanto per citare qualcuno, corrono.

Lo accompagnano a Bologna per gli interventi e le visite di controllo; in via Fago per la riabilitazione; al San Maurizio in caso di emergenze. E poi al Palaonda a vedere le partite di hockey e in pizzeria, per passare qualche ora in compagnia. «Senza di loro non potrei fare nulla. Però è dura dover dipendere sempre dagli altri. L’autonomia che è sinonimo di libertà è tutto».













Altre notizie

Attualità