Ronchetti: «Ragazzi, basta sfide mortali»
Il comandante dei vigili: «Prima della morte di Davide un altro adolescente ha rischiato»
BOLZANO. «Lo so, dobbiamo fare di più per la sicurezza. Perché un ragazzo di 19 anni non può morire così. E l'atteggiamento costruttivo degli amici di Davide Zanetti, che chiedono aiuto, merita di non essere lasciato cadere nel vuoto»: così Sergio Ronchetti, comandante della polizia urbana di Bolzano, commenta il messaggio che i giovani hanno lanciato dopo il tragico incidente. Gli amici di Davide, il giorno dopo hanno pianto e hanno acceso i loro stereo. Un dolore muto, affidato soltanto alla musica e al rombo di auto e moto, le passioni del loro amico scomparso in Via Montecassino.
Il giorno dopo ancora, venerdì, reagiscono e parlano. E il messaggio è: non si può morire così, basta con le bravate giovanili. Quasi un appello, una richiesta d'aiuto, che giriamo a chi davvero può dare risposte concrete. Dice Ronchetti: «Dobbiamo riflettere tutti su questa vicenda, che fra l'altro ha coinvolto in modo particolare anche i nostri agenti: quel giorno io mi trovavo fuori zona ma ho seguito direttamente il lavoro dei miei uomini e so bene che c'è stato un coinvolgimento emotivo speciale, che è stato insomma un lavoro straziante per tutti. In questi casi si ritorna a parlare di prevenzione ma anche di repressione. Da un lato noi cerchiamo di educare, ma lo facciamo soprattutto con i bambini più piccoli, nelle scuole elementari; dall'altro, effettuiamo controlli che però ci sono resi difficoltosi dalle norme esistenti, perché fare i controlli di velocità con le limitazioni di legge tipo presegnalazione di autovelox e pattuglie di polizia, dà un senso di impotenza, ci lega le mani».
Quindi niente multe facili? «Le assicuro che nessuno di noi è alla ricerca della multa facile. Anche la repressione viene usata come deterrente. L'obiettivo è sempre quello della sicurezza, non l'arricchimento delle casse del Comune». Il problema numero uno è la velocità. «Certo. Ed è quella che cercano gli adolescenti. Dunque dovremmo operare di più, e meglio, con ragazzi di questa età, età in cui però c'è un'esuberanza difficile da fronteggiare. Provano il gusto della sfida, il fascino dell'essere notati, quindi è difficile lavorare su di loro. Del resto ho letto con piacere delle iniziative degli amici di Davide Zanetti, che con le loro marce e i loro messaggi hanno espresso il loro dolore e apprezzo molto la presa di coscienza che hanno fatto. Se dietro a questa tragedia ci fosse davvero modo di parlarsi di più, di creare un contatto, ebbene cerchiamo di sfruttare questa opportunità. Del resto quello che è accaduto giovedì poteva accadere il sabato precedente: un ragazzo di 17 anni ha seminato il panico per tutta Bolzano. In moto senza casco, prima ha caricato un amico anche lui senza casco, poi quando è stato intercettato dai nostri motociclisti è fuggito, ha passato semafori col rosso, si è infilato sulle passeggiate di Via Genova, fino a quando ha perso l'equilibrio ed è stato bloccato. Sanzione e sequestro del ciclomotore, ma il messaggio è che gli è andata bene, perché ha rischiato di morire lui e di investire tanti altri. Davvero, dobbiamo fare qualche cosa di più, in tema di sicurezza». E intanto, domattina 11 al cimitero di Oltrisarco, si terranno i funerali di Davide: attorno ai famigliari ci saranno sicuramente anche gli amici che lo stanno piangendo.
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