Ronchetti: «Ragazzi, basta sfide mortali»

Il comandante dei vigili: «Prima della morte di Davide un altro adolescente ha rischiato»


Fabio Zamboni


BOLZANO. «Lo so, dobbiamo fare di più per la sicurezza. Perché un ragazzo di 19 anni non può morire così. E l'atteggiamento costruttivo degli amici di Davide Zanetti, che chiedono aiuto, merita di non essere lasciato cadere nel vuoto»: così Sergio Ronchetti, comandante della polizia urbana di Bolzano, commenta il messaggio che i giovani hanno lanciato dopo il tragico incidente. Gli amici di Davide, il giorno dopo hanno pianto e hanno acceso i loro stereo. Un dolore muto, affidato soltanto alla musica e al rombo di auto e moto, le passioni del loro amico scomparso in Via Montecassino.

Il giorno dopo ancora, venerdì, reagiscono e parlano. E il messaggio è: non si può morire così, basta con le bravate giovanili. Quasi un appello, una richiesta d'aiuto, che giriamo a chi davvero può dare risposte concrete. Dice Ronchetti: «Dobbiamo riflettere tutti su questa vicenda, che fra l'altro ha coinvolto in modo particolare anche i nostri agenti: quel giorno io mi trovavo fuori zona ma ho seguito direttamente il lavoro dei miei uomini e so bene che c'è stato un coinvolgimento emotivo speciale, che è stato insomma un lavoro straziante per tutti. In questi casi si ritorna a parlare di prevenzione ma anche di repressione. Da un lato noi cerchiamo di educare, ma lo facciamo soprattutto con i bambini più piccoli, nelle scuole elementari; dall'altro, effettuiamo controlli che però ci sono resi difficoltosi dalle norme esistenti, perché fare i controlli di velocità con le limitazioni di legge tipo presegnalazione di autovelox e pattuglie di polizia, dà un senso di impotenza, ci lega le mani».

Quindi niente multe facili? «Le assicuro che nessuno di noi è alla ricerca della multa facile. Anche la repressione viene usata come deterrente. L'obiettivo è sempre quello della sicurezza, non l'arricchimento delle casse del Comune». Il problema numero uno è la velocità. «Certo. Ed è quella che cercano gli adolescenti. Dunque dovremmo operare di più, e meglio, con ragazzi di questa età, età in cui però c'è un'esuberanza difficile da fronteggiare. Provano il gusto della sfida, il fascino dell'essere notati, quindi è difficile lavorare su di loro. Del resto ho letto con piacere delle iniziative degli amici di Davide Zanetti, che con le loro marce e i loro messaggi hanno espresso il loro dolore e apprezzo molto la presa di coscienza che hanno fatto. Se dietro a questa tragedia ci fosse davvero modo di parlarsi di più, di creare un contatto, ebbene cerchiamo di sfruttare questa opportunità. Del resto quello che è accaduto giovedì poteva accadere il sabato precedente: un ragazzo di 17 anni ha seminato il panico per tutta Bolzano. In moto senza casco, prima ha caricato un amico anche lui senza casco, poi quando è stato intercettato dai nostri motociclisti è fuggito, ha passato semafori col rosso, si è infilato sulle passeggiate di Via Genova, fino a quando ha perso l'equilibrio ed è stato bloccato. Sanzione e sequestro del ciclomotore, ma il messaggio è che gli è andata bene, perché ha rischiato di morire lui e di investire tanti altri. Davvero, dobbiamo fare qualche cosa di più, in tema di sicurezza». E intanto, domattina 11 al cimitero di Oltrisarco, si terranno i funerali di Davide: attorno ai famigliari ci saranno sicuramente anche gli amici che lo stanno piangendo.

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