Sì alla scuola bilingue Palermo sperimenta la terza via possibile

Il senatore deposita una modifica dello Statuto L’obiettivo: classi paritarie se chieste da 15 genitori


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Forse solo Francesco Palermo poteva pensare di modificare (nei fatti) l'articolo 19 dello Statuto senza (nella forma) modificarlo. Una proposta? Meglio: l'uovo di Colombo. Ma tradotta in un disegno di legge costituzionale in cui «si intende garantire la possibilità di dare vita a scuole bilingui in provincia di Bolzano». Il senatore si avvicina al tabù, perché di tabù si tratta, sfiorandolo solo. Consapevole che quell'articolo, per la Svp, è come un filo dell'alta tensione. Chi lo tocca muore. E come fare a non restare fulminato? «Con un comma. In aggiunta all'articolo. Il quale non tocca nulla del sistema vigente delle scuole separate, ma prevede l'opportunità che alcune classi scelgano, oltre all'insegnamento classico, quello paritetico». Come nella scuola ladina. E, ad ulteriore garanzia della continuità del sistema, la proposta prevede che le nuove forme di istruzione siano attivabili solo in presenza di una richiesta di un adeguato numero di genitori. «Ho pensato a quindici», aggiunge il senatore. Mutatis mutandis, è come se in una mensa scolastica, nella quale da sempre si mangia carne e pesce, fosse introdotta, a richiesta dei genitori, anche la dieta vegana: nessuno sarebbe obbligato a seguirla, ma chi vuole sì. Restano i diritti. Ma che non devono trasformarsi in doveri assoluti. Resta cioè l'articolo 19 come tutela della minoranza linguistica, ma la scuola separata non dovrebbe diventare un obbligo per chi quella tutela la coglie nel suo aspetto limitante. Come alcuni genitori italiani che, nei fatti, decidono poi di inscrivere i loro figli nella scuola tedesca. «E dunque si garantisce anche il rafforzamento e il mantenimento del diritto di coloro che aspirano ad un insegnamento impartito nella propria madrelingua - spiega Palermo - che alcuni ritengono nei fatti minacciato proprio dalla presenza di molti alunni di lingua italiana o mistilingue nella scuola della minoranza». E' una sottile rete di pesi e contrappesi, la proposta costituzionale del senatore. Che si attende la sua calendarizzazione entro questa legislatura. Un lascito anche morale oltreché giuridico, questo di Palermo, vista la sua volontà di non ricandidarsi. Che, da un lato si garantisce lo status quo. E dunque il diritto alla scuola in madrelingua o separata. Dall'altro prova a cogliere il diritto al bilinguismo reale, venendo incontro a una domanda assai diffusa in provincia. E' contraddittorio, spiega Palermo, «postulare retoricamente il raggiungimento di livelli comunicativi extrascolastici sempre più funzionali e poi non creare le premesse scolastiche perché questo possa avvenire». Via dall'immersione, quindi. Estemporanea e giuridicamente poggiante su basi troppo precarie. E strada tracciata verso un'istruzione 2.0. «Perché oggi tutti gli esperimenti si reggono su equilibri politici che non trovano rispondenze nelle discipline normative». Diamogliele, dunque, dice Palermo. E in trasparenza. E senza mettere paura, toccando miti fondativi. Ma miti, appunto. Mitizzabili dalla politica, ma ormai scoperchiati nella pratica quotidiana. E poi, al fondo, della iniziativa parlamentare c'è anche la consapevolezza che, se si vuole riformare lo Statuto, è inutile inseguire le farfuglianti proposte delle convenzioni ma «indicare seriamente un percorso di sviluppo verso la convivenza». Non c'è una quarta scuola all'orizzonte. Ma dopo quella tedesca, italiana e la ladina solo un'opportunità. Saranno le famiglie a richiederla. E alcune classi ad adottarle. Poi si vedrà. E che cosa? «Si vedrà cosa decide l'autonomia. Perché tutta l'attuazione del mio disegno di legge - spiega il senatore - spetterà all'autonomia, alla Provincia. Saremo noi, saranno le scuole, in assoluta indipendenza, a scegliere la strada. A decidere metodi e ambiti. Ma l'orizzonte è quello di puntare a classi con insegnamento in due lingue». Non scuola mista. Quello no. Quello mai: «Sarebbe politicamente scorrettissimo». Ecco i piedi di piombo di Palermo. Niente cancellazione dell'articolo 19, solo un comma in aggiunta, soltanto un'opportunità e attuata in piena autonomia territoriale. E la Svp? «Ne ho parlato a Kompatscher» dice Palermo. E magari anche a Zeller, con il quale lavora insieme nel Gruppo per le autonomie. Non senza qualche frizione, come è accaduto per la legge sui ladini. «Vorrei che mi si rispondesse nel merito», conclude. E non sempre e solo nella forma. E il Pd? Pare sia tutto con lui. C'era anche l'ispettore scolastico Mariani al Forum democratico di Alberto Stenico e Barbara Repetto, ieri alla presentazione della proposta. Vuol dire che tanta scuola italiana è con lui. E magari anche tedesca.

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