BOLZANO. «Non ho mai avuto rapporti sessuali a pagamento con le due ragazzine minorenni al centro dell’inchiesta. E’ vero che sono stato legato per un certo periodo sentilmentalmente dapprima con una, poi con l’altra. Ma ne ero assolutamente innamorato». E’ questa la tesi difensiva sostenuta da Antonio Sacco, l’imprenditore bolzanino di 50 anni rinchiuso nel carcere veronese di Montorio, a seguito dell’ordine di custodia cautelare emesso nei suoi confronti con l’accusa di atti sessuali a pagamento con minorenni. Una brutta storia che ha coinvolto l’imprenditore bolzanino tre anni dopo il primo scandalo “Ruby gate” di via Resia a Bolzano (per il quale patteggiò 4 mesi e 20 giorni di reclusione con la condizionale). «Questa, però, è una storia diversa» puntualizza l’avvocato Andrea Esposito, che - come allora - è il suo legale di fiducia. «Certo da un punto di vista morale è difficile capire o giustificare il mio cliente ma questa volta - dice l’avvocato - Antonio si riteneva effettivamente legato sentimentalmente alle due ragazzine, ovviamente in tempi diversi». Una prima relazione si sarebbe prolungata da agosto a novembre dello scorso anno.Poi ci fu una crisi ed il secondo rapporto sentimentale (o pseudo tale) iniziò nel febbraio di quest’anno, sino a quando l’intervento della magistratura e dei carabinieri hanno posto fine all’intera vicenda. «Già nel primo interrogatorio Antonio Sacco ha assunto una posizione di assoluta collaborazione con gli inquirenti - racconta ancora l’avvocato - ma ha sempre negato che ci siano stati episodi di prostituzione». L’imprenditore bolzanino (che è separato dalla moglie da alcuni anni) ha raccontato di aver conosciuto la prima delle due ragazzine via facebook. Al giudice di Trento ha anche consegnato la stampata di una delle comunicazioni via internet avute con la ragazzina in questione che si spacciò per 19enne.

«E’ la prova che il mio cliente non sapeva che la ragazza fosse minorenne - dice ancora l’avvocato Esposito - abbiamo consegnato tutto al giudice. Resta il fatto che comunque non ci fu mai un rapporto di prostituzione. Antonio Sacco la frequentava e la considerava la sua fidanzata, uscivano spesso e passavano intere giornate assieme. Ovvio che nell’ambito di un rapporto a due, la persona che più dell’altra aveva disponibilità di denaro mettesse spesso mano al portafogli per qualche necessità economica o qualche regalo. Come succede in tutte le coppie». La tesi difensiva di Antonio Sacco si basa dunque sul grande amore. Nel secondo rapporto (quello da febbraio di quest’anno) Sacco sarebbe stato al corrente che quella che considerava la sua fidanzata aveva appena 17 anni.

«Ma si è sempre trattato di un rapporto sentimentale - puntualizza ancora l’avvocato - Su questo punto chiederemo in caso un confronto con le due ragazzine. Alcune intercettazioni ambientali dei carabinieri lo dimostrano dato che in un paio di occasioni Antonio Sacco (a cui i carabinieri avevano piazzato una microspia in macchina) fu pratogonista di vere e proprie scenate di gelosia dopo aver scoperto che l’amichetta aveva flirtato al telefono cellulare con un altro. Non mi sembra che siano comportamenti compatibili per chi paga le prestazioni sessuali». Oggi l’avvocato Esposito depositerà una istanza al giudice di Trento per ottenere per lo meno gli arresti domiciliari presso l’abitazione del fratello ad Appiano. Rispetto a quattro anni fa l’accusa è comunque più pesante perchè oggi il reato è punito con la reclusione sino a 6 anni e non è ammesso il patteggiamento.

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