Sale giochi, licenza per via Innsbruck

L’ha concessa la Provincia dopo l’ok del Comune. Un operatore del settore: «Ora puntiamo tutti sulla periferia della città»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sebbene il settore del gioco d'azzardo, ed in particolare quello delle slot machine e delle videolottery, stia attraversando una fase di leggera crisi (con un calo del fatturato anche in provincia), non bisogna abbassare la guardia. Anche a Bolzano, infatti, ha preso piede un fenomeno relativamente nuovo, ma che testimonia la smania di noleggiatori e gestori di sale di guadagnare il più possibile, poco importa se questo contribuisce a far andare in crisi il bilancio di famiglie intere.

Il fenomeno. Le nuove sale da gioco ora aprono in periferia e a contendersi i locali, piantine con i divieti alla mano, sono decine di concorrenti, italiani e stranieri. L'ultimo caso in ordine di tempo è quello di via Innsbruck, poco distante dalla rotonda del Cascade.

La nuova videolottery. La Provincia ha concesso, infatti, la licenza ad un cittadino pachistano, Muhammad Shujaha Hussain, che per ora si è limitato a garantirsi tutti i permessi del caso per il civico 25/a. Il retroscena, curioso, è che un imprenditore bolzanino aveva fatto un'analoga richiesta in Comune sentendosi rispondere che quei locali non potevano essere sfruttati per il gioco d'azzardo perché erano proprio al limite dei 300 metri distanza dai luoghi sensibili. «Ero pronto ad investire, ma mi è stata consegnata una piantina con le aree off limits che mi ha dissuaso. Quando ho scoperto che lo stesso locale aveva ottenuto una licenza per una sala dedicata con Videolottery mi sono arrabbiato. E sono rimasto con un pugno di mosche in mano, senza la possibilità di fare ricorsi».

La Provincia. L'ufficio licenze, da parte sua, assicura che la procedura è regolare. «Prima di dare il permesso abbiamo avuto - spiega Giulia Tortora - il nulla osta del Comune». Al di là del caso concreto resta il fenomeno, che va monitorato. Chi vuole investire sull'azzardo va in periferia e i giocatori, quelli patologici, si sentono paradossalmente più sicuri. Viene da chiedersi se non sia necessario un ulteriore giro di vite.

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