Sanità, è mancata la trasparenza

di Giorgio Dobrilla


Giorgio Dobrilla


Politici, giornalisti e cittadini si interessano molto di sanità in questi ultimi mesi. Sembra che si cerchino delle soluzioni innovative in questo campo nell’interesse dei cittadini e dei costi sociosanitari. Almeno nelle dichiarazioni, sembra esserci pure voglia di un maggiore confronto tra politici, amministratori e medici. Poi, quando uno pensa di essersi fatto delle idee più chiare, le posizioni si modificano e quello che si crede di aver capito risulta sbagliato e la chiarezza si trasforma in agglomerato nebuloso. Sono convinto che le riforme vadano fatte e che esse siano sempre difficili al contrario delle critiche che sono così facili. Sono anche convinto della buona volontà iniziale di molti dei nostri gestori della salute, ma sono altrettanto certo che ragioni di opportunità politica frenino questa buona volontà iniziale. D’altra parte, ogni riorganizzazione che faccia spendere meno per la sanità senza intaccare la qualità delle prestazioni, anche se ottimale e immune da pressioni politiche, accontenterà qualcuno e inevitabilmente scontenterà altri, con i quali si devono prima o poi fare i conti.
Ora, in una situazione così fluida che ogni giorno si modifica, qualcosa di concreto sembra affiorare con la approvazione da parte della Giunta Provinciale (all'unanimità!) della riforma clinica. Anche da essa emerge la filosofia della centralizzazione delle competenze specifiche, che non dovrebbe necessariamente coincidere con l'accentrarsi di queste nell'ospedale di Bolzano, già sovraccaricato da una pletora di prestazioni.
D'altronde, da anni molti esperti di politica sociosanitaria concordano che sette ospedali per una provincia come la nostra costano eccessivamente e che un ridimensionamento dovrebbe essere previsto. Allo stesso tempo è pure comprensibile sul piano umano che medici e cittadini di sedi periferiche temano i primi di essere in qualche modo "degradati" e, i secondi, danneggiati dalla abolizione di primariati /servizi preesistenti in loco.
Purtroppo botte piena e moglie ubriaca non sono compatibili e gli interessi della collettività dovrebbero talora prevalere su quelli individuali e quelli elettorali. E' una questione che non abbiamo solo noi in questa provincia dove in particolare la trasparenza delle scelte potrebbe aiutare a diffidare di meno delle decisioni che si prendono. Ed invece la trasparenza lascia non poco a desiderare. Riferiamoci ad un esempio specifico: la chirurgia oncologica che sembrava indiscutibilmente incentrata su Bolzano. Ora, come si leggeva ieri, Fabi afferma che "nell'ottica della certificazione dell'ASL in base a precisi standard quantitativi riconosciuti a livello europeo saranno istituiti ambiti di riferimento per la Chirurgia Oncologica che dovranno soddisfare determinati criteri".
Uno dei criteri è il numero di interventi di chirurgia oncologica attuati che sono non l'unico ma certo un cruciale parametro di efficienza e di attendibilità. Questo numero secondo il Direttore generale cadrà a favore di Bolzano e infatti il direttore del comprensorio Tait assicurava poche settimane fa che Bolzano diventerà un centro di riferimento per tutto l'Alto Adige e anch'io personalmente penso che sarà così. Non dimentichiamo poi che solo Bolzano ha un reparto di oncologia medica di ottimo livello e che la vicinanza della chirurgia oncologica con quella medica sembrerebbe davvero fisiologica. Il non averlo già esplicitato nel documento provinciale, qualche riserva la potrebbe far nascere.
D'altronde, la soglia per giustificare il mantenimento di una struttura si potrebbe ritoccare (e in qualche caso non è stato già fatto?) nonostante i parametri standard internazionali. Circa la riforma, le associazioni dei primari e degli assistenti si sono già fatte sentire con critiche e riserve, come pure L'Ordine dei Medici che da tempo opera in modo molto attivo e sicuramente costruttivo. Forse anche i singoli medici potrebbero far sentire individualmente di più la loro voce, anche quelli operanti sul territorio, un'area fondamentale per una sanità moderna e razionale come vorrebbe essere quella prevista dalla riforma. Insomma, la trasparenza del progetto di riforma non è eccezionale, facilita le perplessità e per il momento fa concludere con un "chi vivrà vedrà" per nulla entusiasmante.













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