SCANDALO IPESSi allarga l'inchiesta: indagati altri due funzionari e un imprenditore

Nuovi sviluppi nell’indagine della Procura, partita un anno fa da una denuncia per usura. Altri tre nomi nel registro degli indagati: due funzionari e un imprenditore. Giovedì intanto ha lasciato il carcere di via Dante. Stefano Grando, funzionario Ipes, poi partito per il mare. L’ex direttore del centro servizi inquinilato, ha detto di "avere avuto molto tempo in carcere per riflettere e studiare"


Susanna Petrone


BOLZANO. Altri due funzionari Ipes e un imprenditore altoatesino sono finiti sul registro degli indagati (non pubblichiamo i nomi per non intralciare le indagini, ndr). Sale, dunque, il numero di dipendenti dell'Istituto per l'edilizia sociale che avrebbero accettato «favori» da parte di artigiani e imprenditori altoatesini in cambio di una sicurezza: i lavori dovevano essere svolti dalle «solite» ditte generose. Non si fermano il sostituto procuratore Axel Bisignano e il procuratore capo Guido Rispoli che da un anno seguono la delicata inchiesta avviata dai Ros e dal nucleo operativo dei carabinieri di Bolzano.

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L'indagine è partita nell'autunno del 2009 dalla denuncia di usura presentata da una coppia bolzanina. Alessandro Baratieri (titolare dell'impresa «3 B service») e Beatrice Baggiani avevano bisogno di 250 mila euro per la ristrutturazione di una mansarda. Mirco Moser, titolare dell'impresa individuale «R.M.», offrì loro il denaro in prestito. Ad interessi da «strozzini». Indagando sull'imprenditore, che lavorava per l'Ipes, si è arrivati al centro servizi all'inquilinato: direttore Stefano Grando, vice Peter Kritzinger, arrestati il 10 giugno.
Sul libro degli indagati, in un primo momento, erano finiti altri cinque dipendenti dell'Istituto che lavoravano in via Milano. Dagli interrogatori e dall'esame della documentazione sequestrata negli uffici dell'Ipes, sono emersi nuovi elementi che ieri hanno portato il sostituto procuratore Bisignano e il procuratore capo Rispoli ad iscrivere nel libro degli indagati altri dipendenti Ipes.

Attualmente gli indagati, nell'ambito dell'inchiesta sulla corruzione, sono complessivamente 11 per quanto riguarda l'Ipes e 16 gli imprenditori. Il fatto che l'indagine coinvolga nuovi dipendenti costringerà l'Istituto a prendere provvedimenti. È vero che fino che a quando non c'è una sentenza di condanna passata in giudicato vale per tutti la presunzione d'innocenza, ma è anche vero che ci sono questioni di opportunità che sconsigliano di lasciare dipendenti indagati nello stesso posto, ovvero a contatto con pubblico, imprenditori e artigiani.

I primi cinque indagati sono stati infatti trasferiti da via Milano in via Orazio, dove possono essere più facilmente controllati e dove non hanno alcun contattato con artigiani e imprenditori che lavorano per l'Ipes. È probabile che si farà altrettanto con Grando e con Kritzinger, quando dopo un periodo di ferie forzate decise dall'Istituto, il 6 settembre torneranno al lavoro.

A complicare ulteriormente il quadro ci sono ora i tre nuovi dirigenti Ipes indagati. Il cda, al più presto, dovrà decidere dove spostarli e contemporaneamente trovare qualcuno che copra i loro posti, per consentire all'Istituto di continuare ad operare nonostante la bufera giudiziaria. È probabile che si tornerà a chiedere aiuto alla Provincia: la proposta iniziale era di fare uno scambio. Ma adesso che il numero degli indagati si è ampliato sarà ancora più difficile risolvere il problema con dei trasferimenti in Provincia e viceversa. Nel frattempo il cda, nell'ultima seduta, ha approvato una delibera che riorganizza l'Istituto, rivedendo completamente il sistema di assegnazione dei lavori di manutenzione e potenziando i controlli.

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