i tiratori e il raduno degli alpini 

Schützen trentini contro l’Adunata 2018

BOLZANO/TRENTO. L’idea era quella di un’adunata degli alpini, quella nazionale del prossimo anno a Trento, all’insegna della pacificazione. L’ha lanciata qualche giorno fa il governatore trentino...



BOLZANO/TRENTO. L’idea era quella di un’adunata degli alpini, quella nazionale del prossimo anno a Trento, all’insegna della pacificazione. L’ha lanciata qualche giorno fa il governatore trentino Rossi: «Dovrà essere anche l’occasione per superare alcuni dissidi che, al giorno d’oggi, dovrebbero essere messi in archivio. Non sarà una celebrazione della guerra ma anzi una grande occasione per parlare di pace. Stiamo lavorando per portare a Trento anche dei rappresentanti di corpi d’arma austriaci. Gli Schützen? Non so se il loro percorso culturale sia arrivato al punto di farli partecipare all’adunata» aveva detto Rossi. Ma il neo comandante dei cappelli piumati trentini, eletto nello scorso luglio, non appare di questa idea. E spiega perché. «La data, il 1918 - dice Enzo Cestari, la comandante delle compagnia di Trento dei tiratori -, per noi è una provocazione. Si poteva fare un ragionamento su un’altra data, ma quella del 1918 per noi è una scelta, che si poteva evitare. Non andava fatta qui, almeno».

D’accordo anche le compagnie di Sud e Nord Tirolo?

«Certo. Ci siamo già sentiti. Non verranno nemmeno loro».

Ed i corpi d’arma austriaci che, dice il presidente Rossi, potrebbero essere della partita a maggio dell’anno prossimo?

«Mah, se si riferisce a quelli di Vienna può anche essere... ho dei dubbi che da quelle parti conoscano davvero tutta la situazione».

Ñon crede che 100 anni siano tanti, abbastanza per provare a mettere da parte le divisioni?

«Guardi che non sono mica passati 100 anni... Intendo non dalla fine della Guerra eh, ma da tempi comunque molto difficili per noi Schützen».

A cosa si riferisce Cestari?

«A quando, e sono passati poco più di 20 anni, in Trentino si perdeva ancora il posto di lavoro per il solo fatto di aver scelto di indossare la nostra divisa..., non stiamo affatto parlando di 100».













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