Schaller: «Ho aiutato chi beveva troppo ma anche licenziato»

Il capo del personale provinciale da ieri è in pensione «L’autista di fiducia? Ne sa più del segretario particolare»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «In tanti anni a capo del personale della Provincia sono più le persone che ho salvato - dall’alcol o da problemi personali - che non quelle che ho dovuto mandare via per mancanze sul lavoro»: Engelbert Schaller, nel primo giorno da pensionato, ci ha raccontato la sua vita sempre in prima linea. «Mi è sempre piaciuto stare nel ring e non fuori a vedere gli altri combattere. Per questo mi sono sempre preparato molto e ho lavorato sodo».

Schaller è originario della Val Casies, ma per amore si è trasferito in Bassa Atesina, che è diventata la sua terra adottiva, mentre professionalmente sono stati decisivi i nove anni trascorsi in Provincia agli ordini dell'ex sindaco Salghetti, a cui dice di dovere molto.

Cosa ha fatto oggi, nel primo giorno da pensionato?

«Se devo dirla tutta ho dormito e me la sono presa con calma...».

Trentotto anni in Provincia, di cui 26 alla guida della ripartizione personale. Era quello che sognava quando l'hanno assunta nel 1977?

«Non avrei mai pensato di arrivare a tanto. Mi sono sempre interessate le questioni giuridiche e Salghetti, oltre a darmi consigli utili, mi ha consentito di migliorare il mio italiano. Io sono di San Martino, in Val Casies, per l’esattezza di Planca di Sopra, ma poi ho conosciuto una donna splendida della Bassa Atesina, che mi ha trascinato ad Ora, una terra baciata dal sole e dove si può gustare un vino eccellente».

Se fosse stato possibile sarebbe rimasto in servizio ancora un paio d'anni?

«No, il mio obiettivo era arrivare alla pensione di vecchiaia e ci sono riuscito alla fine 2014. Ora lavorerò gratis, a chiamata, una o due volte alla settimana, per supportare l'assessore Deeg fino all'approvazione della legge sul personale».

Sono più i dipendenti che è stato costretto a licenziare o quelli che è riuscito a recuperare?

«Ne ho salvati parecchi, qualcuno anche con problemi di natura psichica o psicologica. Altri erano alcolizzati. Ricordo una signora assunta come segretaria, che si rivelò inadeguata per il posto che occupava. Riuscimmo a ricollocarla come usciera e lei fu la prima ad essere felice».

Ci racconta l'aneddoto che le è rimasto più impresso in tanti anni?

«Ce ne sono tanti. In diverse occasioni sono rimasto colpito da persone che, dopo essersi lamentate a più riprese per essere state trasferite d'ufficio, si sono presentate per ringraziarmi. A volte cambiare aria è la cosa migliore. Ma bisogna capirlo».

Molti dei sindacalisti che hanno trattato con lei la descrivono come un avversario preparato, che va subito alla sostanza e difficile da battere. È davvero così?

«Agli incontri di lavoro sono sempre arrivato preparato. I sindacalisti hanno ottenuto comunque molto, ma il problema è che - di solito - non sono mai contenti».

Che tipo di rapporto aveva con Durnwalder?

«Pragmatico direi. Quando venni proposto per dirigere la ripartizione personale lui si astenne. A volermi fu Achmüller. Durnwalder, in ogni caso, si è sempre fidato molto: quando andavo in tribunale per discutere vertenze di lavoro non mi poneva mai limiti di alcun tipo. Avevo carta bianca».

Che idea si è fatto della vicenda dei fondi riservati?

«In Provincia siamo rimasti quasi tutti sorpresi dall'interpretazione della legge da parte della Corte dei Conti, anche perché c'era una prassi che andava avanti da decenni. Non mi è piaciuto, poi, che siano stati chiamati in causa anche dei funzionari pubblici, come Sandri. Avrebbero forse dovuto rifiutarsi?».

Come è andato l'anno con Kompatscher e l'assessore Deeg?

«Bene, direi. Sono arrivati al potere in un momento delicato. Hanno capito che con i tempi che corrono anche gli amministratori pubblici devono cambiare passo. E ci sono riusciti».

L'autista di fiducia e il giornalista di fiducia: un errore proporli?

«Politicamente sembra sia stato un errore. Anche se vi assicuro che un autista, quasi sempre, sa più di un segretario particolare».

Soprattutto chi lavora nel privato sostiene che i provinciali sono tanti e godono di troppi privilegi. È davvero così?

«Non è così. Tre quarti del personale (14.200 persone) fa capo all'istruzione mentre l'amministrazione centrale ha acquisito nuove competenze senza crescere. Amministriamo qualcosa come 1000 immobili. Sapete cosa significa?».

Resterà davvero a lavorare gratis - per un breve periodo - e senza alcun tipo di incarico?

«Sì, ma il mio apporto si limiterà alla legge sul personale».

Se tornasse indietro tenterebbe la fortuna nel settore privato?

«In Pusteria, quando mi sono laureato, non c'erano posti da giurista e quindi ho colto la palla al balzo per entrare nel pubblico e con il senno di poi penso di aver avuto ragione».

Lei è un appassionato di calcio, tanto da essere da anni nel consiglio d’amministrazione dell’Fc Alto Adige. Si sente più un bomber come Tevez o un portiere alla Buffon?

«Quando giocavo facevo l'attaccante e mi sono sempre piaciuti i giocatori tecnici, che giostravano dietro le punte. Quindi scelgo Roberto Baggio».

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