Incidente

Schianto in moto sulla MeBo: dolore a Casanova per la scomparsa di Rami, 27 anni

Il giovane, bolzanino di origine tunisina, lavorava come operaio in un'azienda della zona. La grande passione per le due ruote


Antonella Mattioli


BOLZANO. Era la moto la sua grande passione. Una Suzuki Gsx-r 750 nera che teneva come un gioiellino: la carrozzeria sempre lucida; il motore curato nei minimi dettagli. Bella da vedere; inebriante da guidare e poi una "musica" da ascoltare il motore quando andava su di giri.

Sul suo profilo facebook tante foto in sella alla moto di cui andava orgoglioso. Un amore quello per la due ruote che gli è costato la vita. Rami Messalbi - 27 anni bolzanino di origine tunisina, lavorava come operaio in un'azienda della zona industriale, abitava con i genitori, i fratelli e la sorella a Casanova - è morto, sabato sera intorno alle 22.40, sulla MeBo.

Il drammatico schianto

Sulla superstrada, a quell'ora, c'è poco traffico. Messalbi sta viaggiando sulla carreggiata nord quando, all'altezza di Vilpiano, perde all'improvviso il controllo della moto, su un tratto di asfalto che piega leggermente a destra. È un attimo, tenta di frenare e di correggere la traiettoria, ma non c'è niente da fare. La Suzuki finisce contro la barriera dei new jersey. L'urto è violento; il motociclista viene catapultato sull'altra carreggiata.

Forse, nonostante le ferite, è ancora vivo; forse si potrebbe ancora salvare. O forse è morto sul colpo. Ipotesi, null'altro che ipotesi. La cosa certa è che in quel momento, in direzione di Bolzano sta sopraggiungendo una macchina guidata da un 81enne di Appiano. I fari illuminano quel corpo a terra; frena, non riesce però ad evitare l'impatto. Scatta l'allarme. Il traffico, sulla superstrada, si blocca su entrambe le carreggiate. Partono le chiamate alla centrale del 112 e la notte si illumina del blu dei lampeggianti di ambulanza, macchine dei vigili del fuoco volontari della zona, carabinieri. Il medico non può fare altro che constatare il decesso del giovane motociclista per i numerosi traumi riportati. L'automobilista che lo ha investito è sotto shock. Viene sottoposto ad alcoltest che dà esito negativo.

Il dolore della madre

La salma di Rami Messalbi viene trasferita e ricomposta nella camera mortuaria del cimitero di Bolzano. Ai carabinieri tocca quindi il compito più delicato: informare i familiari. Presentarsi a casa nel cuore della notte, suonare il campanello e dire ad un padre e ad una madre che il loro ragazzo non tornerà più.Una realtà che è impossibile da accettare. Ma anche davanti al dolore più grande, ci sono le formalità burocratiche da sbrigare. Bisogna andare al cimitero per il riconoscimento.

Tocca alla mamma il compito più difficile. Poi viene colta da malore. Perché è troppo anche per le persone più forti.

Gli amici

Ieri gli amici di Rami si sono ritrovati in via Rasmo. Sotto la casa della famiglia Messalbi che abita in uno dei grandi condomini costruiti a pochi passi dalla stazione della linea ferroviaria Bolzano-Merano. Nessuna voglia di parlare; ancora meno di raccontare del loro amico che non c'è più. L'incredulità - come sempre in questi casi - il sentimento che prevale. Perché, soprattutto quando si è giovani, sembra impossibile che si possa morire a 27 anni. Toccherà ora ai carabinieri ricostruire la dinamica esatta del tragico schianto, cercando di capire - forse anche con l'aiuto degli automobilisti che hanno assistito allo schianto - perché Messalbi ha perso il controllo della moto.

Un attimo di distrazione; la velocità; un guasto tecnico? Al momento sono soltanto ipotesi. Il giovane bolzanino è il secondo motociclista che muore nell'arco di otto giorni in Alto Adige. Sabato 9 settembre, tra il quinto tornante della strada che sale alla Mendola e Castel Masaccio, è deceduto sul colpo Marco Lacedelli: aveva 67 anni e abitava con la moglie a Cortina d'Ampezzo. La sua moto, una Honda, diretta al passo, in fase di sorpasso, si è schiantata contro la mountain bike di un ciclista germanico di 45 anni che scendeva sulla corsia opposta. Violentissimo l'impatto: per Lacedelli non c'era stato nulla da fare; mentre il ciclista era stato ricoverato in gravi condizioni all'ospedale San Maurizio.













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