Scuola, è lite sulle radici cristiane

Il riferimento è presente nel ddl di riforma degli asili. Gnecchi contraria ma resta sola. Durnwalder: giusto così. Rauzi favorevole: non è un attacco alla laicità delle istituzioni


Mirco Marchiodi


BOLZANO. «Bisogna lavorare per la diffusione e il consolidamento di una cultura e cittadinanza europea fondata su radici cristiane». Questo il passaggio inserito dalla Provincia all’articolo 1 del ddl su scuola d’infanzia e dell’obbligo. Contraria solo la vicepresidente Gnecchi. Nella sua seduta di ieri, la giunta provinciale ha predisposto il disegno di legge che riordina la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione. Il documento contiene numerosi punti cruciali per la scuola: ad esempio nelle materie a scelta degli istituti viene data maggiore autonomia ai singoli istituti che possono così rafforzare il proprio profilo. Viene inoltre introdotta l’autonomia scolastica anche per le scuole dell’infanzia. Decisa anche la grandezza delle classi, che può oscillare tra i 18 e i 25 alunni ma può essere ridotta a 15 in presenza di bambini bisognosi di una particolare assistenza. Molte le novità rispetto alla prima bozza licenziata il 18 dicembre scorso, ma a far scoppiare la polemica è stato un passaggio inserito all’articolo 1 del ddl: «Si deve lavorare per la diffusione e il consolidamento di una cultura e cittadinanza europea fondata sulle radici cristiane-occidentali». In giunta il testo viene modificato: sparisce la dizione “occidentali” e restano così solo le “radici cristiane”.

Ma è polemica ed il primo ad ammetterlo è il presidente della giunta Luis Durnwalder: «C’è stato un voto contrario, quello di Luisa Gnecchi. Vuole una scuola laica, ma io sono convinto che bisogna avere il coraggio di difendere i nostri valori. Questo non significa che d’ora in poi le lezioni inizieranno con la recita del rosario, solo che l’educazione si fonda su determinati valori». Chiamata in causa, la vicepresidente della giunta (e assessora alla scuola italiana) replica: «Il mio voto contrario parte da altre questioni, più tecniche. Tutte le scuole italiane si sono espresse contro la vecchia bozza ed anche se questa è migliorata restano dei punti che non vanno bene. In questo contesto, il richiamo alle radici cristiane è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Io sono per la pace e la solidarietà e in generale per tutti quei valori approvati dai capi di Stato dell’Ue nella dichiarazione di Berlino. E in quella dichiarazione, nonostante la richiesta del Papa, il riferimento alle radici cristiane non c’è».

Chi invece saluta con entusiasmo il riferimento alle radici cristiane è la sovrintendente scolastica Bruna Rauzi: «Come dice Benedetto Croce, in Europa nessuno può definirsi non cristiano. Non c’è nessuna contrapposizione alla scuola laica, è solo una questione di identità che bisogna dare alla nostra scuola. Senza conoscere la religione cristiana, come si fa a comprendere l’architettura di una chiesa o i dipinti di Tintoretto sull’ultima cena? Io sarei andata anche oltre, rifacendomi alle “radici giudaiche, greco-romane e cristiane”, perché sono queste le componenti della nostra identità, quelle che ci differenziano dal mondo orientale ma anche dagli Stati Uniti».

E i musulmani che dicono? Fatima Azil, marocchina, mediatrice culturale ed ex presidente della consulta stranieri spiega: «L’Europa di oggi è fatta anche da chi non è cristiano. È giusto parlare delle radici, ma bisogna considerare anche il tessuto sociale attuale. Invece di creare inutili tensioni, bisognerebbe cercare una maggiore apertura».













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