Scuola mista facoltativa, più trasparenza

BOLZANO. Una autonomia rinnovata, che prende atto delle trasformazioni dal 1972, più trasparente, articolata nei poteri, plurale, plurilingue, non concentrata sull’elenco delle competenze. È questa...



BOLZANO. Una autonomia rinnovata, che prende atto delle trasformazioni dal 1972, più trasparente, articolata nei poteri, plurale, plurilingue, non concentrata sull’elenco delle competenze. È questa la proposta di revisione dello Statuto che esce dalla relazione di minoranza firmata da Laura Polonioli, avvocato, vicepresidente della Convenzione, e Riccardo Dello Sbarba (Verdi).

La relazione di tredici pagine si apre con una analisi di ciò che viene considerata una occasione persa. «L'obbiettivo della Convenzione era la riscrittura partecipata dello Statuto, tramite l'incontro tra società civile e politica. La nuova autonomia doveva nascere come patto condiviso tra cittadine e cittadini di ogni gruppo linguistico», scrivono Laura Polonioli e Dello Sbarba, ma «nel corso dei lavori si è invece affermato il criterio della maggioranza, che in Alto Adige-Südtirol rischia facilmente di diventare maggioranza etnica».

I principi. Nel preambolo dello Statuto, scrivono, è giusto citare l’ancoraggio internazionale garantito dall’accordo Degasperi-Gruber, ma la sua «copertura» va estesa a Trento. «Escludere Trento da tale quadro è una scelta dalle conseguenze molto gravi». Il preambolo dovrebbe prevedere, tra l’altro, il processo di integrazione europea, la cooperazione transfrontaliera, la promozione della pace, l’impegno per una maggiore eguaglianza sociale ed economica, la parità tra uomini e donne, la tutela dell’ambiente. Alla salvaguardia delle peculiarità culturali, storiche e linguistiche delle popolazioni qui insediate, alla convivenza tra i gruppi linguistici, Polonioli e Dello Sbarba affiancano la tutela e il rispetto delle nuove minoranze.

No all’autodeterminazione. Presa di distanza dal documento finale della Convenzione anche sul riferimento al principio dell’autodeterminazione, che implica la possibilità «di avviare un percorso diverso dall’autonomia». E un no laico anche ad ogni riferimento religioso nello Statuto.

Minoranze e convivenza. A 45 anni dall’approvazione dell’attuale Statuto, la società è cambiata e «richiede mobilità per funzionare, richiamando persone da fuori». Ecco allora la proposta di ridurre a un anno al massimo la clausola di residenza per il diritto di voto. La proporzionale diventi flessibile. Ipotizzato un margine di tolleranza del 10% di scostamento. Libera scelta sul momento della prima dichiarazione linguistica.

La scuola. Due obiettivi vengono indicati attraverso modifiche all’articolo 19. Nelle scuole di ciascun gruppo siano possibili «diverse forme di insegnamento finalizzate ad un miglior apprendimento» delle lingue. Con uno scarto ulteriore, viene prevista la possibilità di istituire classi o scuole con insegnamento su base paritetica in italiano e tedesco, accanto ai percorsi in madrelingua.

La Regione. Sì alla Regione, ma ripensata e «leggera»: ente di raccordo tra le due Province, con alcuni poteri legislativi, consiglio regionale e giunta composta soltanto dai due presidenti provinciali.

I poteri. La relazione parla di «autonomie dentro l’autonomia», con alleggerimento del centralismo provinciale. Più poteri ai Comuni, funzioni particolari per il capoluogo, rafforzamento del consiglio provinciale, cui spetterebbe un parere sulle norme di attuazione. Bilancio partecipativo, referendum con quorum del 25% e diritto di voto per gli stranieri residenti, leggi di iniziativa popolare sono alcuni dei tasselli della democrazia partecipativa e della democrazia diretta. Al Tar su otto magistrati, almeno quattro vengano scelti attraverso concorso.

Le competenze. Sì a nuove competenze esclusive della Provincia, ma «verificandone il senso e la finanziabilità». Alcuni esempi: urbanistica, politiche sociali, energia, aeroporti civili, commercio. (fr.g.)

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