«Scuola plurilingue? Non la vogliamo» 

Achammer (Svp): «Se gli studenti non imparano le lingue la soluzione è migliorare il sistema, non inventarne un altro»



BOLZANO. Nemmeno uno spiraglio. La Svp non vuole sentire parlare di scuola plurilingue come terzo modello facoltativo, accanto alla scuola italiana e tedesca. Il tradizionale «no», ancorato all’articolo 19 dello statuto, non viene scalfito dall’allargamento della platea dei favorevoli in consiglio provinciale: ai tre Verdi si aggiungono i sei eletti del Team Köllensperger e forse altri ancora.

Si torna a parlarne perché la giunta ha appena rivoluzionato le procedure di iscrizione alle scuole elementari e superiori italiane, tedesche e ladine: moduli da compilare solo on line e indicazione del livello di conoscenza delle lingue dei bambini, di fatto una autocertificazione chiesta ai genitori.

Proprio a Verdi e Köllensperger replica Philipp Achammer, assessore alla Scuola tedesca e Obmann della Svp. «Smentisco che le nuove regole abbiano l’obiettivo di scoraggiare l’iscrizione di bambini italiani o stranieri nelle scuole tedesche. La delibera richiama la libertà di iscrizione, nonostante avessimo sollecitazioni per varare misure di esclusione in base al livello linguistico», così interviene Achammer, che dall’altro lato difende la decisione di centralizzare le iscrizioni e chiedere una dichiarazione sulle conoscenze linguistiche: «Si tratta appunto di una autocertificazione lasciata alla responsabilità delle famiglie e non un test linguistico. Le scuole hanno il diritto di organizzare in anticipo la didattica, prevedendo insegnanti di sostegno linguistico, dove necessario. Le famiglie chiedono da tempo migliori condizioni di apprendimento». La delibera specifica che l’obiettivo è una «equilibrata composizione delle classi». Ancora Achammer: «Non può essere solo compito della scuola offrire un sostegno linguistico, se non c’è nemmeno una conoscenza base della seconda lingua. Sono numerosi tra l’altro i percorsi discontinui, che vedono bimbi iscritti alla materna tedesca e poi alle elementari italiane o viceversa». La Svp di Bolzano e Laives preme da anni, lamentando classi nelle materne ed elementari con oltre la metà di bambini non di lingua tedesca. Di fronte a questa «fame» di bilinguismo, perché la Svp non accetta di discutere il modello facoltativo di scuola plurilingue? «Il mio è un no convinto», risponde Achammer, «Non può passare il principio che solo una scuola plurilingue sia la soluzione per educare studenti plurilingui. No, la scuola italiana, tedesca e ladina devono tutte garantire questo risultato. È una questione di pari opportunità». C’è però la corsa delle famiglie italiane alle scuole tedesche e gli studi dimostrano che i giovani sudtirolesi perdono competenze sull’italiano. «La mia riposta è che bisogna fare tutto il possibile per migliorare la situazione. È stato fatto molto negli ultimi anni e continueremo su questa strada, anche con il Clil», risponde Achammer, che informa, «nel programma di coalizione della Lega il plurilinguismo sarà un punto centrale. Non cambiamo rotta. Non giudico il lavoro di altri, ma non credo che sia una buona idea, se la giunta Fugatti intende frenare i progetti Clil in Trentino». (fr.g.)

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