Se la forma è sostanza


Gunther Pallaver


Le polemiche attorno ai monumenti dell’era fascista hanno messo in luce un problema che riguarda il sistema politico altoatesino. In scena ci sono da una parte la Svp che si vanta dell’accordo con il ministro Bondi, con il quale le viene data mano libera sul come smantellare idealmente o materialmente i monumenti mussoliniani.
Dall'altra ci sono invece i partiti italiani che criticano aspramente il fatto di non essere stati coinvolti nella trattativa, tra questi anche coloro che sono nettamente contrari ad ogni cambiamento. Nei giorni scorsi molte voci all'interno del mondo tedesco, ma non solo, erano accorse a sostegno della Volkspartei, dichiarando che si doveva guardare alla sostanza, non alla forma dell'accordo, per poter finalmente risolvere il problema dei monumenti fascisti, da sempre bloccato da veti incrociati. Il partito della sostanza contro il partito della forma. Può argomentare in tal senso chi non vuol prendere atto che la forma è anche sostanza e che proprio la forma, le regole, le procedure stanno alla base della convivenza civile in questa provincia. Tutto l'impianto autonomistico è permeato da regole condivise, senza le quali il conflitto etnico non avrebbe potuto essere pacificato. Non è tanto la sostanza dell'autonomia che ci rende interessanti agli occhi del mondo e per cui siamo oggetto di studio, ma è la forma, sono le regole il motivo della nostra notorietà ed è quindi questa cornice di regole il vero prodotto di esportazione della nostra autonomia.
Le regole sono scritte nello Statuto, nella costituzione della nostra Provincia, che determina in modo essenziale il sistema politico. Questo, per minimizzare le tendenze centrifughe che esistono in una società etnicamente frammentata come la nostra, tende a ridurre la competizione politica e con ciò la forza del principio di maggioranza, mettendo un forte accento sulla cooperazione. Propone un modello che prevede la collaborazione fra i vari partiti e le varie subculture politiche, contrassegnato dal diritto di veto delle minoranze e dal consenso delle élite. Allo scopo sono stati elaborati tutta una serie di meccanismi volti alla ricerca del compromesso, delle larghe coalizioni e della collaborazione a livello istituzionale. A livello governativo questa logica si esprime tra l'altro nella partecipazione di tutti i gruppi linguistici rilevanti al potere (di governo). Si tratta in altri termini del principio di inclusione di tutti i gruppi linguistici. E di fatto, i gruppi linguistici sono di diritto al governo in base alla loro presenza numerica in consiglio provinciale. La Sudtiroler Volkspartei (SVP), nonostante abbia avuto sin dal 1948 sempre la maggioranza assoluta dei seggi, non può governare da sola, perché lo Statuto di Autonomia prevede la condivisione del potere tra i gruppi linguistici.
Per quanto riguarda il processo verso l'autonomia, si è dimostrata la validità della inclusione nelle trattative di tutti gruppi linguistici, così come si era fatto a livello di stati tra Italia e Austria e come si farà poi anche nel rapporto fra Stato e Provincia, fra governo centrale e la Svp. Il modello adottato prevede la istituzionalizzazione dei dispositivi di regolamentazione della conflittualità, ai quali i gruppi linguistici partecipano insieme ai rappresentanti dello Stato.
Tale modello procedurale della inclusione e della democrazia contrattuale si concretizza praticamente in tutta una serie di commissioni, dei 12, dei 6, della 137, istituite al fine di regolamentare i rapporti fra lo Stato e la Provincia, fra i gruppi linguistici e per l'ulteriore sviluppo o adattamento dell'autonomiae stessa e della difesa delle minoranze. Da tutto ciò si può dedurre, che l'autonomia - a prescindere dai diritti fondamentali delle minoranze etniche che sono fuori discussione - è basata su due pilastri fondamentali: parità di diritto nella cogestione della cosa pubblica e cooperazione tra i gruppi linguistici. I monumenti dell'era fascista rientrano nella cogestione della cosa pubblica. Non appartengono né al gruppo linguistico tedesco, né a quello italiano, ma appartengo a tutti, indipendentemente dal fatto se siano amati o odiati. Una soluzione che regga nel tempo potrà essere trovata solamente con il maggior consenso possibile, il che non significa ammucchiata né unanimità. Tra la posizione di Unitalia che vuol rivalutare i monumenti e della Sud Tiroler Freiheit che li vuole abbattere non ci sono punti d'incontro. Ma sarebbe stato non solo più facile, ma anche coerente con lo spirito dello Statuto, se tutti i gruppi linguistici, in primis i rappresentati dei partiti governativi, appunto tedeschi e italiani, fossero stati coinvolti sin dall'inizio nell'operazione, o come minimo informati. Dopo la protesta da parte italiana, ma in parte anche tedesca, la Svp ha capito l'importanza del coinvolgimento di tutti i gruppi linguistici con pari dignità ed ha accantonato l'idea di decisioni unilaterali. Così un accordo partito male con l'esclusione del gruppo italiano, potrebbe rivelarsi come vincente, applicando le regole dell'inclusione, per arrivare dalla forma alla sostanza.













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