«Se salta l’Europa, addio autonomia»

BOLZANO. Per tempi eccezionali, «e pericolosi», misure eccezionali. Dove per eccezionali intende anche «sapere guardare alle regole con fantasia, senza dare scontate le soluzioni». Francesco Palermo,...



BOLZANO. Per tempi eccezionali, «e pericolosi», misure eccezionali. Dove per eccezionali intende anche «sapere guardare alle regole con fantasia, senza dare scontate le soluzioni». Francesco Palermo, già senatore, tornato a tempo pieno all’università, è in partenza per un giro di lezioni in Australia. Gli preme dire alcune cose. «Nella campagna elettorale si sono toccati molti punti importanti», inizia.

Ma?

«Mi sembra che manchi il quadro complessivo, che è di assoluta importanza questa volta. Tra le provinciali e le europee di maggio ci giochiamo tutto, cioè l’autonomia, perché per un territorio di confine l’Europa è tutto».

Vuole partire dall’Europa?

«I leader italiani ci hanno abituati a grandi simpatie, antipatie e ridimensionamenti: sono serviti molti anni con Berlusconi, con Renzi è andato tutto più veloce. Ora abbiamo una novità: il nemico è stato identificato nell’Ue e nei migranti. Ma quando si rompe l’equilibrio europeo, va tutto a rotoli. L’Europa, con tutti i suoi limiti, ha fatto da argine, adesso è l’argine che rischia di saltare, E dopo....».

E dopo?

«Ci sono i nostri temi sensibili. Il doppio passaporto diventa una confortevole rassicurazione, nel caso l’Italia dovesse andare a rotoli. È uno strumento sbagliato, il metodo è pericoloso, ma se non consideri il contesto, non capisci fino in fondo. E arriviamo al tema delle alleanze per la giunta».

Tutto aperto.

«La Svp ha due problemi che non si tengono facilmente insieme: il collegamento nazionale, governativo, e quello europeo, cioè la rielezione di Dorfmann. A Bolzano puoi anche lasciare il Pd e fare l’accordo con la Lega. Gli argomenti li trovi, sono quelli di una larga parte della Svp, ma sui temi europei l’intera Svp sta da un’altra parte, rispetto alla Lega. La Svp ha bisogno di un partito forte, che le garantisca il seggio alle europee. E il Pd, che rischia di eleggere solo due o tre eurodeputati nel nostro collegio, difficilmente potrà essere di aiuto. Mi è venuto in mente uno slogan: “Voto bavarese, governo tirolese”».

Traduzione?

«Credo che, come in Baviera, la Svp perderà ancora voti e temo che crescerà la destra tedesca più radicale, la Stf per intenderci. Vedremo se anche da noi i Verdi faranno argine, come in Baviera e nel Baden-Württemberg. Ho sempre trovato strano il muro della Svp nei confronti dei Verdi. Vediamo, magari potrebbe esserci una sorpresa. E torno di nuovo all’Europa, cioè alle europee. I Verdi sono un partito transnazionale. Chissà, magari la Svp potrebbe candidare Dorfmann o chi per lui attraverso un accordo con i Verdi in Germania o Austria».

Addirittura?

«Le regole lo permettono, proviamo ad allargare lo sguardo».

O magari la candidatura potrebbe essere garantita dalla Övp in Austria, il partito fratello della Svp.

«Perché no? Quello che voglio dire è che la Svp non deve mettersi nel binario dell’accordo con la Lega pensando che sia inevitabile, perché è l’unico partito italiano che possa garantire una candidatura vincente alle europee. Allo stesso modo per la giunta, vedremo gli eletti, ma potrebbe esserci un’area che va dai Verdi, al Pd, a Köllensperger a Bizzo con cui costruire una giunta».

Il gruppo italiano in tutto questo dove lo mettiamo?

«Non mi è mai piaciuta l’idea del “partito degli italiani”, ma tra questo e il niente potrebbe starci una proposta: sulla scuola e il capoluogo sono praticamente tutti d’accordo. Chiunque vada in giunta, potrebbe prendere l’impegno di fare davvero qualcosa su questi due temi». (fr.g.)

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