Segnaletica, la rabbia di Bizzo «Basta con le trattative segrete»

L’assessore provinciale: l’accordo con Delrio non è stato discusso né in giunta né al Pd Il giudizio sulla lista dei nomi: non può essere considerata chiusa, dobbiamo riparlarne


di Francesca Gonzato


BOLZANO. L’accordo Durnwalder-Delrio sulla segnaletica di montagna non è stato discusso in giunta provinciale con gli assessori del Pd e tanto meno all’interno del Pd locale. «Il ministro Delrio è del Pd e ci siamo sempre consultati con il deputato Gianclaudio Bressa», ha raccontato il senatore Karl Zeller, chiudendo la lista degli interlocutori. La stessa Svp per se stessa sceglie invece formazioni larghe e il primo agosto alla firma con Delrio sono scesi da Bolzano il presidente Luis Durnwalder, il vicepresidente e Obmann della Svp Richard Theiner, i capigruppo al Senato e alla Camera Karl Zeller e Daniel Alfreider, più il presidente del Consorzo dei Comuni e candidato presidente Arno Kompatscher.

Reazioni in casa Pd? L’assessore Roberto Bizzo è irritato e considera aperta la vicenda, «visto che è un accordo tra partiti e il partito non ne ha parlato». Zeller ha già detto «per me la vicenda è chiusa». E firmata da Delrio, che certo non immaginava il vespaio in cui sarebbe finito. L’assessore Christian Tommasini chiede di ridiscutere l’elenco degli ulteriori 132 nomi solo in tedesco aggiunti all’accordo, non condividendo la cancellazione di denominazioni come «Malga di Curon», visto che non si potrà toccare la denominazione in italiano del Comune «Curon».

Così Bizzo sulla vicenda.

In giunta avete discusso della trattativa con Delrio?

«No».

E nel Pd ?

«Mai affrontato il tema. Io e Tommasini sapevamo che c’era una trattativa in corso, ma non siamo stati informati dei contenuti dell’accordo. D’altronde ciò fa il paio con la gestione del patto pre-elettorale Bersani-Theiner».

È passato un mese e l’accordo sulla segnaletica resta segreto.

«Il punto è questo. La politica deve cambiare la modalità di fare politica. Se è finita l’èra delle processioni alle 4 di mattina (a palazzo Widmann, ndr), deve finire anche l’epoca degli accordi sottobanco, tra pochi “privilegiati”. La politica esige trasparenza e condivisione. Non si possono imporre le scelte alle persone».

Ma prima delle persone non sono stati coinvolti nemmeno gli assessori del Pd.

«Se quell’operazione è intesa come la base su cui ragionare, allora va bene. È giusto che i nostri parlamentari facciano il lavoro di raccordo con il governo. Non va assolutamente bene invece, se si pensa l’intesa come cotta e mangiata».

Come è possibile che il partito locale non venga coinvolto su un tema sensibile come la toponomastica?

«Appunto. Ripeto che mi aspetto di discutere quel testo nel partito. È vero che gli accordi si fanno a Roma, ma le decisioni vanno condivise in Alto Adige. Con le persone, non solo con gli assessori. Prodi andò al congresso della Svp a dire che le scelte si sarebbero fatte “zusammen”. Siamo ancora qui, che aspettiamo questa condivisione».

Sull’accordo c’è la firma di Delrio. Difficile intervenire ora.

«Lo stesso ministro ha dichiarato che è migliorabile. Tra l’altro, il tutto dovrà essere tradotto in una norma di attuazione da parte della Commissione dei 6, che non è stata ancora nominata».

Zeller ricorda che l’interlocutore su questi temi è l’onorevole Bressa.

«Bene. Ma poi le decisioni a nome del partito le deve prendere il Pd».

Sempre sostenitore di Renzi?

«Ancora più convintamente, anche alla luce di queste vicende. Ci sarà il congresso locale, intanto il vicesegretario Carlo Costa sta facendo un bel lavoro di condivisione sulla lista per le provinciali».

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