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Sempre meno ambulanti: il mercato rischia di sparire 

Un’ottantina di lavoratori su 500 lascia per il ricambio generazionale «Il mestiere attira sempre meno giovani. Contributi a fondo perduto per chi avvia l'attività»



BOLZANO. Confesercenti chiama la politica: «Il mercato rischia di sparire per colpa del mancato ricambio generazionale. Le amministrazioni possono e devono dare una mano con incentivi per chi inizia l’attività».

Il direttore Mirco Benetello dice che su un totale di 450/500 ambulanti un’ottantina continua a lavorare anche se è già in pensione o vicina. «Vanno avanti perché non riescono a cedere i posteggi».

Sempre meno giovani. Ma in queste condizioni che futuro ha il mercato?

È da questa semplice, eppure preoccupante, domanda che Confesercenti ha iniziato un percorso preciso. Purtroppo - dice l’associazione - il mestiere dell’ambulante attira sempre meno giovani e il ricambio generazionale non è più automatico (né naturale) come in passato. Nel giro di qualche decennio il rischio è di vedere sparire (o fortemente ridimensionare) la cultura del mercato che vanta radici profondissime nelle comunità. È necessario, quindi, che chi amministra la cosa pubblica inizi ad interrogarsi su cosa si possa fare per salvare questo avamposto che è prima di tutto culturale e, solo in un secondo momento, commerciale.

Servono incentivi.

In Alto Adige Confesercenti ha iniziato a dialogare con le amministrazioni per chiedere un aiuto preciso sotto forma di incentivi possibili. Niente di particolarmente eccezionale considerando che altre città d’Italia hanno già intrapreso questo percorso. Un suggerimento anche per i tanti candidati alle prossime elezioni provinciali che spesso si propongono come difensori delle tradizioni culturali del territorio. Come il mercato.

«La politica – spiega il funzionario Mirko Bertoldi – deve essere aiutata a rendersi conto delle necessità del mercato. A quel punto si possono ipotizzare provvedimenti mirati sia per chi vuole migliorare la propria attività sia per chi vuole avviare una nuova piccola impresa. Partendo dai secondi che hanno bisogno di un contributo a fondo perduto sostanziale per iniziare. Pensiamo, per esempio, a aiuti che siano tagliati per categorie come i giovani o le donne andando a stimolare la leva imprenditoriale come occasione di crescita sociale complessiva».

E per chi il banco già lo ha?

«Aiuti nell’ambito della promozione possono fare davvero la differenza». C’è ancora spazio, però, per fare business in un mercato? «Ma certo, soprattutto in una terra come l’Alto Adige dove c’è una lunga tradizione e ancora oggi ci sono molteplici possibilità tra mercati settimanali, fiere e occasioni speciali. Sia nelle piazze più popolose sia nei piccoli paesi». 

Ma a quali prodotti dovrebbe pensare un nuovo imprenditore? «Qui entriamo chiaramente nelle sensibilità personale. Secondo me la promozione di prodotti locali e una certa capacità nel diversificare l’offerta possono essere delle solide basi da cui partire. Con l’aiuto del pubblico ancora meglio. Lo hanno già fatto molti Comuni dell’Emilia Romagna, la Regione Piemonte, la Città di Torino e la Camera di Commercio di Bologna. Perché noi no?».

Investimenti iniziali.

«Chi ha impegno e passione avrà sempre ottime prospettive», dice il presidente degli ambulanti di Confesercenti Alessio Magris. «Detto questo dobbiamo tenere presente che avviare un’attività come la nostra richiede un investimento iniziale impegnativo. Meno impattante rispetto a un negozio fisso ma comunque significativo. L’acquisto delle concessioni è un tema delicato poi bisogna acquistare la prima merce ma anche il banco, l’attrezzatura espositiva, il furgone, gli ombrelloni e/o i tendoni. Senza contare i contributi e le tasse iniziali. È qui che la politica può aiutare. Il ricambio generazionale è giusto e necessario per un lavoro usurante che rischia di avere scarso appeal anche per la totale mancanza di un Tfr o fondi simili. Aiutiamo il mercato ad avere un futuro». 













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