Separazioni tra conviventi cresciute del 40 per cento

L’Asdi: «Nel 2016 si sono rivolte a noi oltre sessanta coppie con figli» Solo nel 2015 il Tribunale di Bolzano ha trattato 1.042 casi (di cui 210 giudiziali)


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Tra divorzi e separazioni sono poco più di 1.000 le coppie altoatesine che nel 2015 si sono rivolte al tribunale di Bolzano per sancire la fine della loro unione. In particolare delle 547 separazioni definite 431 sono state consensuali e 116 giudiziali. La percentuale è simile per i divorzi (401 consensuali e 94 giudiziali). Con il numero dei matrimoni in lieve calo, anche in Alto Adige, si registra un netto aumento di separazioni tra conviventi con minori a carico. E la conferma viene dai dati dell'Asdi, uno dei consultori familiari più attivi e apprezzati in provincia di Bolzano. Nei primi mesi del 2016 sono state più di 60 le coppie di conviventi con figli che si sono rivolte all'Asdi per essere assistite e accompagnate - dopo un breve percorso di mediazione familiare - per regolamentare davanti al tribunale la fine della loro unione.

«L'aumento - spiega Elio Cirimbelli, direttore e fondatore dell'Asdi - rispetto ai primi mesi dello scorso anno è stato addirittura del 42 per cento. Un dato significativo che ci deve far riflettere. Se sono in calo - rispetto a dieci anni fa - le separazioni tra coniugi non è perché ci si separa di meno, ma solo perché cala il numero dei matrimoni».

Cirimbelli sottolinea come non ci sia assolutamente bisogno di assistenza legale se la richiesta è congiunta e lo stesso vale ovviamente per chi ha figli minori. «Se mi si chiedesse qual è l'anello debole nelle separazioni e nella fine di una convivenza direi i figli, che hanno il sacrosanto diritto di crescere sereni anche se i loro genitori si separano, ed hanno il diritto di avere un luogo decoroso nel quale stare e incontrare quel genitore che ha dovuto lasciare la casa coniugale». In questo contesto deve essere chiaro il ruolo degli operatori del settore. «Lo sforzo che dovremmo fare è quello di aiutare la coppia in crisi spiegando che ogni relazione è a rischio e che se una relazione termina con una separazione è sicuramente un fatto negativo, ma ognuno ha fatto la propria parte. Dobbiamo interrompere quel meccanismo perverso, per il quale quando ci si separa deve esserci per forza un vinto ed un vincitore o peggio ancora un boia ed una vittima».

Cirimbelli, che ha fondato l’Asdi nel 1986, mette in guardia anche dai consultori «fai da te». «Ultimamente leggo che c'è un forte interesse per il "fenomeno separazione”. Potrei dire era ora. Ci sono voluti 30 anni. Attenzione, però, alle facili ricette e conclusioni. La separazione è un processo che va avanti nel tempo. Noi diciamo che è illusorio credere che basti una sentenza o un decreto per dire “è tutto finito”. Non è proprio così, se vi sono figli come nel 95% dei casi, invece è un inizio, al quale non si è preparati. Aumentano le responsabilità, anzi si è doppiamente responsabili».

L’obiettivo dei consultori, secondo Cirimbelli, deve essere principalmente uno: «La nostra mission continua anche dopo la separazione o il divorzio e consiste nell'aiutare i bambini e le bambine a crescere sereni "occupandoci e preoccupandoci" dei loro genitori». Un compito importante e per niente facile.

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