«Sequestrata e violentata, un incubo» 

La prostituta nigeriana abusata da 4 uomini a Nova Levante, ha riconosciuto i suoi aguzzini che restano in carcere


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Baby sitter di giorno in una città lombarda, prostituta di notte nella zona di Bolzano che raggiungeva ogni sera in treno. E’ la storia drammatica di una giovane nigeriana di 27 anni che ieri, nella cosiddetta sala specchi a disposizione della Procura della Repubblica, ha confermato nei minimi particolari la violenza sessuale subìta la notte tra il 2 ed il 3 maggio in un appartamentino di Nova Levante ad opera di quattro operai kosovari. La donna li ha riconosciuti, senza alcuna esitazione sulla base di una ricognizione fotografica ed ha risposto per circa tre ore alle domande del giudice Emilio Schönsberg che per il momento ha confermato la custodia cautelare in carcere di tutti gli indagati, difesi dagli avvocati De Pascalis e Lofoco di Bolzano e Pistoia di Brescia. Sono accusati di violenza sessuale, lesioni personali e sequestro di persona.

La ragazza nigeriana ieri ha raccontato di essere stata abbordata in via Innsbruck, da uno dei quattro con il quale avrebbe pattuito due ore di sesso in un appartamentino privato (dunque non in auto) per 200 euro. Il rapporto pattutio, però, avrebbe dovuto coinvolgere il solo cliente che l’aveva avvicinata. In realtà poco dopo essere montata in auto, l’uomo avrebbe fatto salire altri tre connazionali dirigendosi verso Nova Levante.

Anche questo particolare - secondo la parte offesa - non sarebbe stato concordato. La ragazza ha raccontato di essersi ovviamente allarmata in quanto nessuno le avrebbe spiegato dove la stavano portando e ha puntualizzato che solo dopo essere giunti a Nova Levante ed aver consumato qualcosa in un bar le sarebbe stato comunicato che avrebbe dovuto fare sesso con tutti e quattro. Si sarebbe trattato, infatti, di un festino sessuale organizzato per uno del gruppo.

Nell’incidente probatorio di ieri (a cui tre dei quattro indagati hanno potuto assistere senza essere notati dalla donna affinchè non fosse psicologicamente intimidita) la ragazza ha raccontato di essersi opposta sia alle quattro prestazioni (in realtà, come detto, non concordate) sia alla richiesta di avere rapporti non protetti.

Di fronte alle resistenze, la giovane prostituta sarebbe stata presa a ceffoni da uno dei quattro kosovari e la donna ha raccontato ieri di essersi resa conto di essere finita in trappola, di non avere alcuna possibilità di fuga (in quanto già nell’appartamento), di aver temuto per la propria incolumità e di aver così deciso di non reagire per paura di essere pestata. In assenza del suo consenso i quattro avrebbero così abusato di lei a turno senza neppure (secondo il suo racconto) consegnarle i 200 euro pattuiti in un primo momento. Secondo quanto emerso nella deposizione di ieri la donna (che avrebbe ricostruito tutta la vicenda in maniera lineare e senza particolari contraddizioni) sarebbe riuscita a mettersi in salvo (e dunque a fuggire dall’appartamento chiedendo aiuto ad un automobilista di passaggio) solo perchè i quattro , esausti e ubriachi si sarebbero addormentati. La nigeriana sarebbe così riuscita ad approfittare del fatto che la porta dell’appartamentino non era stato chiuso a chiave.

Secondo il racconto della parte offesa, quando la giovane nigeriana riesce a scendere in strada e chiedere aiuto al primo automobilista in transito, era già giorno e una volta giunta a Bolzano si reca immediatamente alla polizia ferroviaria raccontando quanto le era accaduto. Sul volto aveva anche i segni di uno dei ceffoni ricevuti: una ecchimosi vicino all’occhio destro.

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