L'intervista

«Sette e no-vax, nelle vallate risposte facili all’incertezza» 

L’analisi dello scrittore Joseph Zoderer: «Si cercano facili ricette salvifiche di fronte  all’estrema complessità che stiamo vivendo. L’Alto Adige da cartolina ha scoperto che non è più il centro del mondo e adesso ha paura»


Paolo Campostrini


BOLZANO. C’è un filo che lega le antiche eresie, il satanismo che sta dietro oggi alla tragedia omicida di Brunico, le scuole di valle che strappano i bambini dalle scuole ufficiali per paura del vaccino e infine lo Schwert Bischof, il vescovo della sciabola e le mamme irretite dai Neuchristen e dai loro rituali. Ora sotto inchiesta. È una catena che scivola dentro paesi appartati, tra campi punteggiati da campanili a cipolla e masi diventati garnì. Ma la Pusteria e la valle Aurina non sono la Salem dei roghi in cui si bruciavano le streghe nelle prime colonie del nuovo mondo puritano e neppure quelle degli eretici Hutteriti, no? «Non lo sono ma avverto le stesse paure legate a quello che non si riesce a capire, alla ricerca di rassicurazioni. Di più: c’è la frustrazione, oggi più di ieri, di vivere in un mondo in cui non trovi più dietro l’angolo ricette salvifiche. Quelle che ti facevano credere di essere dentro un disegno…».

Joseph Zoderer sta proprio lì in mezzo. Anche geograficamente. Abita in un maso al limitare del bosco e sotto c’è Brunico. Poco più su la valle Aurina. In quell’incrocio di genti e culture riservate e composte, forse perché chiuse dallo spartiacque a nord e a sud dalla modernità che è sempre risaluta dal fondovalle. Zoderer quei fantasmi li ha evocati spesso nei suoi libri. Sia quelli della diversità, con la sua Walsche stretta tra il tedesco del suo sangue e l’italiano dei nuovi mondi, che quelli della politica e della cultura alla disperata ricerca di risposte adeguate alla contemporaneità.

Zoderer, ha sentito di quelle mamme?

Ho sentito anche del Bischof. Penso sia stato facile per lui raccontare le sue storie.

E perché?

È semplice farsi ascoltare da chi non si aspetta altro. Mi spiego: tutti noi siamo naturalmente attratti da cose che confermano quello con cui già in fondo crediamo. Più difficile è farci ragionare.

E come mai c’è gente che aspetta di credere in quello?

Vogliono risposte chiare. Ti salvi, troverai la verità se fai questi riti. Facile no? Basta una preghiera imposta, una formula e tutto il resto del mondo, il mondo là fuori, sporco e cattivo, non ti entrerà più in casa, sarai in pace.

Ma perché questi consigli non li chiedono ai preti, ai vescovi. Sono cristiani quei genitori, no?

Beh qui entriamo nel nocciolo. Una volta del prete sentivo che si diceva: è uno “studiato”. Oggi invece lo si vede come parte delle istituzioni. E le istituzioni nascondono sempre complotti contro la povera gente. Pensano: io so poco, loro sanno tanto ma questo tanto nasconde magari una gabola.

Ma non è che preti, intellettuali eccetera parlano complesso?

Proprio per questo. La complessità fa paura. Ma purtroppo è il mondo, nella realtà, che è complesso. Oggi anche la Chiesa si pone delle domande, si confronta con la società, parla di omosessualità, di fine vita. Queste mamme vogliono invece parole semplici e salvifiche. Ogni ragionamento, immagino, è portato dal demonio.

C’entra la pandemia? Cioè questa battaglia si e no vax, le paure, la medicina, la ricerca vista come affare ?

Direi che tutto era nato già prima. È nato con i telefonini, con internet. Se uno può trovare tutte le verità in cui già sente di credere sul web e può selezionare tra quelle che lo soddisfano, lo rassicurano e quelle invece più realistiche ma meno morbide, perché credere alle istituzioni? Non sono più loro i depositari della verità. Sul telefonino c’è sempre chi mi fa leggere quello che io mi aspetto di leggere.

E si legge poco …

Purtroppo. Io sono cresciuto sui giornali. Anche i contadini dicevano: è scritto lì, nero su bianco. Stampato. Ma occorrerebbe leggere più giornali e più libri, fare fatica, accettare i propri limiti, riconoscere chi è più esperto di me in quel campo. Qui c’è il salto, invece: chi studia è il potere, io che non ce l’ho meglio che mi rivolga a chi ne è fuori.

E qui spunta il vescovo della spada…

Lui come tanti altri che nascondono la propria frustrazione di esclusi dicendo: il sistema mi teme ecco perché non mi fa parlare. In verità è perché non ne avrebbe i titoli e la preparazione. Quelle mamme, come i genitori che portano via i bambini da scuola e fanno lezione nelle tende, vivono l’ebbrezza dell’escluso come una patente di eroismo, di resistenza.

L’euforia della minoranza settaria?

La stessa delle frange rivoluzionarie senza sbocco, di quelle massoniche segrete o, appunto, dei credenti in qualcosa che l’istituzione nega. Ma che fa sentire al sicuro chiusi in una fortezza di verità.

E fuori ?

C’è la maggioranza, il mondo che avanza a fatica cercando qualche barlume di verità nella ricerca, che è poi la scienza, nel conforto con chi non la pensa come te. C’è chi ti pone delle domande invece di darti solo delle risposte.













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