Settimana corta, Carducci contro: l’86% delle famiglie non la vuole

Risulta dal sondaggio del comitato genitori. Sul web raccolte 800 firme: studenti, genitori e insegnanti dei licei vogliono mantenere i sei giorni


di Davide Pasquali


BOLZANO. Settimana corta nei licei bolzanini: per quest’anno c’è la deroga, ma per il prossimo chissà. Per questo i genitori dei ragazzi del Carducci ora sono sul piede di guerra. Un recente sondaggio online cui hanno partecipato oltre trecento famiglie bolzanine parla chiaro: l’86% vuole mantenere le lezioni sui sei giorni. Solo il 14% vorrebbe passare alla settimana di cinque giorni.

A questo punto il presidente del comitato genitori, Pasquale Quercia, contesta i dati sbandierati ieri ai quattro venti dall’assessore provinciale uscente alla scuola tedesca Sabina Kasslatter Mur: «La scuola tedesca - attacca Quercia - apprezzerà anche la settimana corta, con un 73% di favorevoli, ma la scuola italiana la pensa in maniera affatto diversa, specie nei licei».

A riprova di ciò, fra i genitori, gli studenti e gli insegnanti dei tre maggiori licei bolzanini, negli ultimi mesi si sono raccolte sul web ottocento firme per dire no al nuovo calendario scolastico. Firme poi presentate, senza che però accadesse nulla, alla presidenza della Provincia.

«Grazie al servizio newsletter del liceo Carducci - spiega il presidente del comitato genitori - e con il supporto del dirigente scolastico ora abbiamo avviato un sondaggio: hanno risposto oltre trecento famiglie. L’86% si dice assolutamente contrario al passaggio alla settimana corta. Nemmeno due famiglie su dieci sono favorevoli». Tutt’altro, rispetto ai dati diffusi dall’assessorato tedesco.

«Fra la scuola italiana e quella tedesca - prosegue Quercia - ci sono differenze enormi. Da noi la presenza nei licei supera il 50% del totale, da loro non raggiunge il 17%, mentre il resto dei ragazzi frequenta istituti tecnici e professionali. Al pomeriggio, non è la stessa cosa farsi 4 ore di lingua inglese o al tornio in un laboratorio». Il calendario unico, precisa ancora il presidente del comitato genitori, «è qualcosa di irreale. Non si può paragonare la situazione di un ragazzino di 8 anni delle elementari e di un giovane di 18 anni al liceo. Il primo sta sottocasa, il secondo magari deve farsi 60 chilometri tutti i giorni per andare e tornare da scuola. Scuole superiori dove non ci sono le mense. Fino alla seconda liceo dovrebbe trattarsi di scuola dell’obbligo, quindi la mensa dovrebbe essere messa a disposizione. Ma la Provincia non ci sente».

La normativa altoatesina che impone la settimana corta, va oltre Quercia, «sono tre righe in tutto: il calendario è su cinque giorni salvo deroghe. È la giunta provinciale che decide. E non sappiamo cosa si deciderà per il prossimo anno scolastico. Per quest’anno è andata bene, perché la deroga è stata concessa. Per il prossimo, con la nuova giunta provinciale, nessuno ha idea di come andrà».

La preoccupazione non manca, come testimonia la petizione lanciata nei mesi scorsi su internet e che per ora ha raggiunto quota ottocento sottoscrizioni. Sono genitori, ragazzi e docenti dei tre maggiori licei cittadini. Chiedono tutti il mantenimento delle lezioni sui sei giorni.

«Soprattutto i docenti - conclude Quercia - caldeggiano questo mantenimento, per motivazioni di carattere didattico: nei licei i ragazzi non possono essere così compressi. Dopo le lezioni del mattino, al pomeriggio c’è bisogno di tempo per la rielaborazione dei concetti spiegati in aula. Non li si può privare così dei tempi tecnici: mangiano male, vivono male. Ci sarebbe di certo uno scadimento del profitto». Anche «allungare il calendario annuale di un’ulteriore settimana va contro tutto questo sistema. Si dica che si fanno stare i figli a scuola perché non si sa dove metterli... ma allora il problema è un altro».

Il presidente del comitato genitori e il consiglio scolastico ora prenderanno contatti con la nuova giunta provinciale. Per scongiurare il pericolo della settimana corta nell’anno scolastico 2014/2015.

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