Settimana corta, Merano resta a 6 giorni

Il Tar rinvia a febbraio l’istanza di 130 famiglie: per quest’anno calendario bloccato. Lanzinger: «Legge incostituzionale»



BOLZANO. La “settimana corta” resta sotto tiro. Due i ricorsi ieri all’ordine del giorno del Tar, entrambi in opposizione al calendario unico imposto dalla Provincia: quello di 130 famiglie meranesi, rappresentate dall'avvocato Federico Mazzei, e quello presentato dall'avvocato Gianni Lanzinger per conto dei sindacati della scuola Cgil, Cisl, Uil e Asgb, con insegnanti e un campione di genitori annessi.

Sul primo è stato disposto il rinvio al 6 febbraio, mentre sul secondo si è discusso nel merito. Intanto, grazie al rinvio, per quest'anno la settimana articolata su sei giorni di lezione (anziché sui cinque dettati dalla Provincia) nelle scuole di lingua italiana a Merano sembra ormai blindata.

Ricordiamo che gli istituti comprensivi Merano 1 e 2 hanno potuto scegliere i sei giorni grazie alla sospensiva concessa dal Tar dopo la presentazione del ricorso.

Davanti ai giudici l'avvocato Mazzei ha parlato di uso sproporzionato del suo potere da parte della Provincia che ha fatto sì che da una semplice delibera si sia passati a una legge per imporre il calendario unico, lesivo dell'autonomia scolastica. Il rinvio è stato provocato dal fatto che nei giorni scorsi è stato depositato un memoriale che puntava il dito sull’incostituzionalità della legge di luglio, che l'avvocatura della Provincia non ha avuto modo di visionare. "Un esito utile – commenta il legale – dopo il groviglio normativo cui ha condotto la legge approvata questa estate dal consiglio provinciale. La decisione del Tar avverrà comunque prima delle deliberazioni sui calendari scolastici del prossimo anno da parte dei consigli d'istituto, che così sapranno come doversi regolare. Penso che a questo punto le scuole organizzate sui sei giorni di lezioni settimanali potranno continuare così fino al termine dell'anno scolastico". Insomma, almeno fino a giugno per le scuole italiane meranesi dovrebbe essere scongiurato il rischio di rivoluzioni d'orario in corsa che scombussolerebbero non solo la didattica, ma anche l'organizzazione delle famiglie e il sistema mense, che attualmente non è in grado di sopportare la “settimana corta”. Sulla presunta violazione dell'autonomia scolastica poggia pure l'azione dei sindacati. "Davanti al collegio – precisa Gianni Lanzinger – abbiamo sollevato diversi profili di incostituzionalità. La questione è di grossa portata: con la leggina-provvedimento di luglio la Provincia comprime l'autonomia della scuola. L'offerta formativa è libera quando sono libere anche le sue modalità, e quindi anche il numero di giorni di lezione. E poi il concetto di autonomia dovrebbe essere nel dna della Provincia, concetto che dovrebbe essere compreso e rispettato anche quando è riferito ad altri". A sostegno delle proprie tesi Lanzinger ha riportato pure i contenuti di un documento proveniente dal ministero dell'Istruzione, firmato dalla direzione generale per gli ordinamenti e per l'autonomia scolastica, in cui si prospettano dubbi di legittimità costituzionale della legge provinciale.

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