Settore alimentare, c’è la nuova laurea 

Presentato il corso unibz su innovazione e autenticità. Plaudono gli imprenditori: dal comparto 1,5 miliardi di export



BOLZANO. Un miliardo e mezzo di euro, il che, tradotto in potenza di fuoco economica, vuol dire un terzo del totale delle esportazioni altoatesine. Ora la notizia è che questa massa critica di eccellenze, tanto per non far nomi Loacker, Forst, Zuegg, Mila, Pan e altre fitte formazioni di produttori, ha trovato un luogo che potrà diventare il moltiplicatore del loro sapere agroalimentare e laboratorio di innovazione e di penetrazione nei mercati. E questo posto è l’Università. «Con lui il nostro ateneo ha cambiato passo - ha riconosciuto Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori - aprendosi finalmente al territorio e alle sue imprese«. Questo "lui" è Paolo Lugli, il rettore Lub, che ieri, non a caso nella sede degli industriali, ha presentato il suo nuovo corso di laurea magistrale in "Innovazione e autenticità nell’industria degli alimenti". Insomma quel corso in "food" che sta trainando tanti altri atenei e che qui mancava. A dirigerlo Marco Gobbetti, microbiologo degli alimenti di fama internazionale, che spiega subito il senso di questa immissione: «Sarà internazionale, ma non perché si parlerà anche inglese ma per la ragione che sarà aperta a nord, con l’Irlanda e Monaco e poi a sud e a est con gli accordi con le università di Parma e Udine. E poi - aggiunge - sarà diversa da tutte».

Questa diversità è presto detta: ci sarà l’«obbligo» e dunque non la facoltà, per gli studenti di farsi sei mesi di frequenza negli atenei gemellati e poi dovranno costruire la loro tesi andando materialmente a stare in mezzo alle imprese agroalimentari del territorio. Le quali, dopo anni di tentativi di contatto con la Lub, hanno aperto con entusiasmo le loro porte. Tanto che, ad affiancare Lugli, Gobbetti e le due prorettrici gemellate e cioè Sara Rainieri (Parma) e Monica Anese (Udine) c’era il Bauernbund, uno dei principali "stakeholder", gli indefessi sostenitori dell’installazione della laurea. «Per tanto tempo ci siamo spesi perchè si sviluppasse una ricerca locale sulle scienze alimentari - ha detto Ulrich Höllrigl, il direttore della potente associazione dei contadini - e ora possiamo sfruttare il trend in corso sulla regionalità e la protezione dell’autenticità dei prodotti». Il senso strategico dell’iniziativa Lub lo ha offerto, molto concretamente, Thomas Brandstätter, che è il presidente della sezione imprese alimentari di Assoimprenditori: «Siamo affamati di personale specializzato perché costantemente alla ricerca di professionisti che siano in grado di operare con macchinari sempre più sofisticati e capaci di assemblare progetti complessi. Bene, avere qui una eccellenza del sapere come la nuova laurea agroalimentare significa per noi, poter garantire alle nostre aziende un futuro e la capacità di essere sempre più competitive».

Una presenza decisiva quella delle imprese del "food" visto il fatturato e la percentuale del loro export dentro il sistema economico provinciale, potendo oltretutto contare su 3.600 occupati, un esercito. Che supporta marchi che hanno fatto la storia dell’agroalimentare e dell’industria dolciaria territoriale e che ora si ramifica nelle sue strutture interaziendali, nella cooperazione e nel nuovo o storico associazionismo.

«Questo nuovo corso- ha aggiunto il rettore inquadrandolo nella prospettiva di sviluppo Lub - si aggiunge a quello di Ingegneria del legno e ancora nel corso di Design legato alle nuove tecnologie e poi nelle novità ad Informatica. In conclusione: l’università ha scelto di aprirsi al territorio e alle sue realtà di ogni tipo». L’esempio? Quello che sta accadendo al parco tecnologico, dove proprio l’installazione dei laboratori Lub e dei suoi ricercatori sta costituendo la vera fonte di attrattività per fare del Polo un luogo possibilmente riempito da imprese e non solo da istituzioni. (p.ca.)















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