Sexgate a Bolzano, filmati tutti i clienti delle baby-prostitute

In arrivo nuovi indagati dopo le rivelazioni della escort marocchina in carcere


Mario Bertoldi


BOLZANO. Nell'inchiesta sulla prostituzione minorile, che ha messo a rumore gli ambienti della Bolzano-bene, sono in arrivo nuovi indagati. La escort marocchina in carcere a Rovereto, accusata di aver organizzato e sfruttato la situazione per tornaconto economico, avrebbe fornito i nomi di altri clienti coinvolti nello scandalo. E intanto trapela la notizia dell'esistenza di una serie di riprese video effettuate dagli investigatori nell'appartamento di via Resia, che ritraggono i clienti insieme alle due minorenni.

L'allungamento della lista degli indagati sarebbe solo questione di ore. Nel mirino degli inquirenti sarebbero finite altre persone appartemente al di sopra di ogni sospetto. Ci sarebbero anche politici piuttosto noti coinvolti nel giro. Gli inquirenti per il momento non si sbilanciano più di tanto in quanto prima di essere ufficialmente iscritte sul registro degli indagati, le persone coinvolte dalle dichiarazioni della escort marocchina in carcere sono sottoposte ad una serie di verifiche incrociate.
Tempi, luoghi e circostanze indicate negli interrogatori sono in queste ore al vaglio del sostituto procuratore Donatella Marchesini che si sta muovendo in stretto contatto con il procuratore capo Guido Rispoli. Da quest'ultimo, ieri mattina, è giunta la conferma che le dichiarazioni rese a verbale dalla marocchina in carcere a Rovereto (di cui non abbiamo fornito il nome a tutela delle due minorenni coinvolte, di cui una risulta parente e che porta lo stesso cognome) ha sostanzialmente consolidato e rafforzato il quadro accusatorio. E questo anche alla luce di quanto le due ragazzine minorenni, che si prostituivano in una casa Ipes di via Resia, hanno già dichiarato al pubblico ministero.
La dottoressa Marchesini attenderà ancora qualche giorno prima di depositare al giudice Carlo Busato la richiesta di incidente probatorio per far deporre in un contesto processuale le due minorenni. Le quali però sono già state sentite con tutte le cautele del caso.
Insomma le due baby-squillo hanno già sottoscritto a verbale la loro verità che costituisce un elemento accusatorio fondamentale in mano alla Procura della Repubblica. Anche per questo il procuratore capo Guido Rispoli ha sempre parlato di «inchiesta solida», per lo meno nei confronti dei principali indagati.
L'elenco degli inquisiti ora dovrebbe allungarsi e, probabilmente, non mancheranno le sorprese. Tra il resto l'indagine, iniziata circa un anno fa, è caratterizzata anche da una serie di filmati della polizia che documentano gli incontri sessuali o, per lo meno, gli appuntamenti nella casa di via Resia a scopo sessuale. Per molti degli indagati negare sarà problematico.
Agli atti del procedimento ci sono molte immagini esterna all'abitazione al cui interno la polizia era riuscita a piazzare alcune mini telecamere spia. Qualcuno degli indagati potrebbe, dunque, essere stato immortalato.
L'interrogatorio delle due baby prostitute avrebbe trovato precisi riscontri. In alcuni casi sarebbero state le stesse minorenni a contattare alcuni clienti (conosciuti tramite la marocchina in carcere) proponendo direttamente un incontro a carattere sessuale nell'evidente tentativo di monetizzare il più possibile, giorno dopo giorno.
Ricordiamo che il reato di prostituzione minorile si configura concretamente per il cliente solo in presenza di due elementi importanti d'accusa: la piena consapevolezza della minore età della prostituta e il pagamento accertato della prestazione sessuale.
Il fatto che alcuni degli indagati abbiano ammesso di aver avuto rapporti sessuali con le due baby marocchine, non significa dunque che si possa parlare di reato accertato. Anche perchè alcuni degli indagati negano di aver pagato ma sostengono di aver semplicemente fatto alcuni regali alle due minori in un contesto - a loro dire - completamente sganciato dalle prestazioni sessuali.

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