Sgarbi: mi piace quell’anello Operazione pop

Il critico: «Il Monumento per decenni oggetto di un dibattito civile, e civilmente ora è rinato»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. "Cosa gli hanno messo? Un anello al dito, come ad una fidanzata?". Sì professore, con una scritta a led ..."Mah, che le devo dire, non mi scandalizzerei. Questi monumenti hanno sempre avuto una dimensione sacrale. Patria, dio, famiglia... Se un anello su una colonna testimonia che è successo qualcosa, bene, diciamolo".

Ecco il Vittorio che non t'aspetti. Sgarbi ha ricevuto un paio di mail subito dopo l'inaugurazione del museo alla Vittoria: "Professore ci aiuti, è uno scandalo". Vogliono una parola, un urlo dal defensor fidei. Il Pdl diviso vorrebbe una sponda per regolare i suoi conti interni, Urzì preannuncia una visita in Procura. La sua destra fibrilla. Ma il critico d’arte non è uno che fa quello che immagini che faccia. Esce da una conferenza trafelato, sale in auto. Sta correndo a una mostra.

Il monumento non è più come prima...

"Anch'io purtroppo. Ma mi difendo."

Gli hanno messo un anello.

"Non ci andrei giù duro. Quel monumento, se ben ricordo, vi ha diviso per ottant'anni, no?".

E appunto per questo è stata pensato un suo depotenziamento.

"Non solo. E' stato posto il segno di un passaggio. Quell'arco di trionfo è un'opera importante. Ma tutta l'arte fascista lo è. Ha prodotto meraviglie. E' stata assolutamente moderna. L'ultima vera architettura italiana. E forse europea. Tuttavia questo non significa che, in certi contesti, non possa essere rivisitata. E poi, ancora se non ricordo male, il monumento ha rischiato grosso..."

Sì, c'era, e forse c'è ancora, chi chiedeva di abbatterlo.

"Ecco, già il fatto che non lo sia stato è importante. E adesso, con questa operazione rischia al contrario di essere valorizzato. Può diventare oggetto di un dibattito che arrivi anche a renderlo una novità su cui confrontarsi."

Hanno detto: e se lo avessero fatto a Redipuglia?

"Lì ci sono i morti veri, non scherziamo. A Bolzano c'è un monumento fatto in un preciso contesto di regime".

E' stata fatta un'operazione contemporanea?

"Niente definizioni astratte. E' stato fatto qualcosa. A Milano all'Arengario, in Piazza Duomo, è stata attuata un'operazione di grande attualizzazione di un altro edificio razionalista. Anzi, pienamente fascista. Lì, l'architetto Italo Rota ha fatto il museo del Novecento. Non doveva toccarlo? E invece un'azione pop lo ha rivitalizzato".

Anche l'intervento al monumento è pop?

"Assolutamente. Significa che sono finite le battaglie senza quartiere intorno ai simboli.Il monumento vivrà per sempre così com'è proprio attraverso un'operazione nuova. E' stato oggetto di un dibattito civile e civilmente ora è rinato. E anche lì, mi pare, c'è un museo del Novecento. Niente può restare sempre com'è, soprattutto in una città divisa come Bolzano. Occorre camminare in avanti. Gli scandali a Bolzano sono altri..."

Quali professore?

"Lì sul fiume, come si chiama quel vostro museo d'arte?"

Museion...

"Sì. il Museion. Quello sì che fa cose turche. C'è una direzione modaiola che fa solo operazioni modaiole. Cosa va oggi? E allora facciamolo. Biennalizziamo tutto. Una direzione che considera i grandi assoluti del nostro tempo come Lopez Garcia o Lucian Freud come cascami dell'arte degenere. E che ritiene che solo le provocazioni siano arte. Basta che una cosa urti e sia oscena che la mettono in mostra".

Non è un po' troppo duro?

"Loro sono duri. Ma di testa. Impongono le cose, non accettano la diversità, non valutano secondo parametri qualititativi ma pensano solo a compiacere la loro cerchia di amici degli amici. E impongono. Sa come si chiama tutto questo?"

Dica.

"Si chiama fascismo culturale. Altrochè monumento. Tolgono la rana per compiacere la politica codina e poi mettono dentro opere che nessuno capisce e che servono solo ai loro amici mercanti. E mai una volta che curvino, che cambino strada, che si aprano a qualcosa di diverso. E' un continuo asservimento alla moda."

Tornerà a Bolzano a vedere il nuovo museo?

"Sono pieno di impegni. Ma quell'anello mi intriga...".













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