Sgomberata la baraccopoli dei profughi

Insediamento abusivo degli immigrati africani sulla riva dell’Isarco. La loro richiesta: «Ora però dateci una casa»


di Riccardo Valletti


BOLZANO. All’inizio di luglio, durante uno dei normali controlli lungo il fiume degli agenti dell’unità di vicinato della Polizia Municipale, in quel punto della riva risultavano come “residenti stabili” solo sette extracomunitari, provenienti da Nigeria e Senegal. Ieri mattina, all’arrivo delle ruspe, la baraccopoli era cresciuta fino a contare 23 abitanti, molti con i documenti in regola e lo status di profughi, provenienti da Senegal, Nigeria, Togo e Mali. Triplicati in meno di due mesi, sono i profughi che erano stati ospitati nei vari centri di accoglienza umanitaria della città, e per i quali è scaduto il programma di sostegno o che hanno deliberatamente scelto di abbandonare il centro, ma che non hanno voluto lasciare il capoluogo altoatesino.

Lo sgombero arriva con l’ordinanza del Comune, che deve fare spazio al piano di bonifica degli argini dell’Isarco, studiato e realizzato con l’ufficio Bacini Montani della Provincia.

A metà mattinata gli agenti della Municipale e i Carabinieri hanno ordinato ai profughi di rimuovere le loro cose e impacchettarle. Davanti si sono trovati un panorama disarmante di baracche di cartone e scampoli di legno assestati alla meno peggio, condizioni igienico-sanitarie al limite dell’incredibile con materassi strappati buttati in terra e stracci e rifiuti di ogni genere sparsi lungo una ventina di metri di riva. Da un lato, forse il simbolo della scelta stanziale, le pietre disposte in cerchio a mo’ di accampamento per accendere il fuoco, e intorno ancora scarti di elettrodomestici e coperte e bancali.

«Li avevamo avvisati in anticipo - spiega il comandante della Polizia Municipale Sergio Ronchetti - spiegando che presto sarebbe stato necessario ripulire tutta l’area per fare spazio al cantiere dei Bacini Montani, ma non hanno voluto ascoltarci finché non siamo arrivati con le ruspe».

E i Caterpillar alla fine si sono fatti vedere, e hanno fatto tabula rasa delle baracche, caricando due container interi di rifiuti, per poi battere il terreno dell’argine in vista dei lavori che prenderanno il via nei prossimi giorni.

Cosa ne sarà dei profughi? «Se non hanno i documenti in regola - spiega Luca Critelli - responsabile dei programmi umanitari per conto della Provincia - noi non possiamo fare nulla, spesso si tratta di persone ospitate nei centri di accoglienza che abbandonano le strutture, o ai quali è stata rifiutata la richiesta di asilo, o che attendono l’iter della pratica; in ogni caso non è previsto che la Provincia intervenga con programmi di sostegno, soprattutto se sono in situazione di irregolarità».

Intervento nel quale invece gli stessi extracomunitari speravano, lo hanno detto apertamente alle forze dell’ordine durante lo sgombero. «Hanno detto che vogliono una casa - racconta il comandante Ronchetti - che altrimenti non sanno dove andare, e che solo in questo modo riuscirebbero ad evitare di formare nuovi attendamenti». Sulla questione però, non potendo contare sul supporto della Provincia, sarà il Comune a dover intervenire, o le associazioni di volontariato che già sono attive sul territorio.

Quando le ruspe hanno finito di spianare l’argine, ieri mattina, un gruppetto di una decina di profughi è rimasto a vegliare sull’enorme catasta di fagotti della “comunità”. «È probabile che decidano di reinstallarsi già da stanotte - sospira Ronchetti - oppure si sposteranno in altre aree, ma difficilmente se ne andranno da Bolzano, hanno detto chiaramente che vogliono restare in questa città».

Intanto, ieri sera anche la Polizia ha avviato un’operazione di controlli a tappeto lungo il Talvera, con pattuglie per verificare la presenza di situazioni critiche lungo il fiume.

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