BOLZANO. Non scenderà più dalle sue montagne per partecipare alle adunate, o per andare in pellegrinaggio da Sant’Antonio, l’alpino Cristiano Dal Pozzo conosciuto come "l'alpino di Rotzo", spentosi ieri a 102 anni nella casa di riposo sull’altipiano di Asiago dove si era ritirato oramai da qualche anno.

Reduce della Campagna d'Africa in Abissinia, Dal Pozzo, proprio a Bolzano fu fatto prigioniero dai tedeschi dopo l’8 settembre del ’43 e successivamente trasferito in un campo di lavoro nei pressi di Linz fino al 1945.

A Bolzano aveva commosso tutti durante l’adunata nazionale del 2012, sfilando alla soglia dei 100 anni con le sue gambe. Infatti Dal Pozzo, che già all’epoca era costretto su una carrozzina, aveva voluto caparbiamente alzarsi grazie all’aiuto di due bastoni e accompagnare le truppe per un centinaio di metri indossando il suo inseparabile copricapo chiaro da alpino del deserto.

Nell’ultima adunata delle penne nere a Pordenone aveva fatto alzare dal palco d’onore il governatore Luca Zaia e il premier Matteo Renzi, bloccando per qualche minuto la sfilata.

Una vita semplice la sua, condotta in autonomia fin quasi alla fine, tra le sue montagne sull’altipiano in mezzo ai campi di patate. Classe 1913, era stato insieme alla sua famiglia uno degli “sfollati dell’altipiano” durante il primo conflitto mondiale, poi come tanti della sua generazione si arruolò per la guerra coloniale, nel ’35. Era anche il pellegrino più longevo alla Basilica del Santo. Da che era tornato sano e salvo dalla guerra infatti, Dal Pozzo si recava ogni anno alla a salutare quello che lui considerava il suo protettore: «Ea ze sta dura, ma gò porta casa ea pele, anca par grasia de Sant'Antonio che me gà iutà!»

©RIPRODUZIONE RISERVATA