Si è spento Canestrini l’avvocato che amava andare contro corrente

BOLZANO. «Se tutti dicono sì, io dico no». Era il motto, scritto in latino sopra una delle porte della sua casa: «Et si omnes, ego non (seppur tutti..., io no)», che, meglio di qualsiasi aggettivo,...



BOLZANO. «Se tutti dicono sì, io dico no». Era il motto, scritto in latino sopra una delle porte della sua casa: «Et si omnes, ego non (seppur tutti..., io no)», che, meglio di qualsiasi aggettivo, descriveva il carattere di Sandro Canestrini, avvocato e politico, ma prima di tutto uomo abituato a cantare fuori dal coro. Perché diceva l’avvocato “deve essere contro”.

Alto, elegante, portamento aristocratico, alla cravatta preferiva il papillon, roveretano di origine e altoatesino di adozione (abitava ad Egna): lascia la moglie Martha e i figli Gloria, avvocatessa, Duccio, giornalista e scrittore - nati nel suo primo matrimonio con la scrittrice Nives Fedrigotti, scomparsa un anno fa - Alessandro, storico dell’arte e Nicola, avvocato.

Canestrini ha avuto una vita molto intensa: è stato partigiano e protagonista della Resistenza nella Seconda guerra mondiale e poi consigliere regionale dal 13 dicembre 1960 al 13 dicembre 1964 e dal 13 dicembre 1978 al 9 aprile 1979 per il Pci e la Nuova Sinistra - Neue Linke.

Il sogno nel cassetto

Lui che veniva da una famiglia di avvocati - sia il nonno che il padre avevano scelto l’attività forense - avrebbe voluto diventare insegnante di latino e greco, le materie che più amava. Quello però era rimasto un sogno, perché - ricordava - che quando aveva detto al padre che avrebbe voluto insegnare si era sentito rispondere: «Non guadagnerai niente, fai l’avvocato e dopo mezzanotte leggi i tuoi libri».

Aveva seguito quel consiglio e nel dopoguerra si era iscritto a Giurisprudenza a Firenze dove aveva conosciuto Piero Calamandrei ed Ernesto Rossi. Si era poi laureato a Padova, con Norberto Bobbio, in Filosofia del diritto.

Ma la passione per le lingue classiche amate e studiate al liceo l’ha coltivata sempre.

«Tanto che - raccontava qualche anno fa la moglie rivelando il Canestrini privato - quando anche a distanza di anni si incontrava con un compagno di liceo, il giorno prima lo passava a ripassare il latino. L'amico faceva altrettanto e durante il pranzo o la cena era da entrambe le parti una gara a chi faceva più citazioni».

Canestrini, per scelta, ha sempre assunto le difese "scomode" e quelle di chi spesso non aveva neppure i soldi per pagare la parcella.

Di onorificenze, nel corso degli anni, ne ha ricevute tante: nel 1992 è stato nominato Trentino dell'anno; nel 1993 è stato insignito della EhernKranz del Südtiroler Schützenbund per la difesa dei diritti civili e democratici; 10 anni dopo è arrivata la cittadinanza onoraria di Erto e Casso, perché "con grandissimo impegno ha difeso la Comunità nel disastro del Vajont"; nel 2006 è stato insignito della Croce al merito del Tirolo "per il suo impegno a favore dei diritti umani".

Nel 2012 aveva ricevuto l'Anello d'onore di Egna. Un'onorificenza che diceva di apprezzare in modo particolare anche perché: "Nemo profeta in patria".

«La proposta - aveva spiegato il sindaco Horst Pichler - è partita dalla Bündnis Neumarkt e il consiglio comunale ha dato il via libera. Il motivo? Per il ruolo svolto negli Sessanta e anche successivamente a favore della pacifica convivenza. I fatti successi negli anni Sessanta hanno creato profonde lacerazioni tra i gruppi: Canestrini, nel suo ruolo di avvocato ma anche come persona privata, ha contribuito a sanarle».

Le battaglie

Avvocato dalle mille battaglie, civili, politiche, ambientali (Montecatini di Mori e Sloi di Trento) ha difeso le comunità di Erto e Casso nei processi per il disastro del Vajont come gli Schützen, e poi i dinamitari e i terroristi sudtirolesi degli anni Sessanta, gli obiettori di coscienza, gli antimilitaristi. A chiamarlo a difendere dinamitardi e terroristi raccontava che era stato Friedl Volgger, deputato Volkspartei e giornalista.

Ieri Roland Lang, Obmann dell’Heimatbund, in una lunga nota ricordava il “caro amico” come un “intellettuale eccezionale e un brillante avvocato”, ma soprattutto un “infaticabile combattente per la giustizia e il rispetto dei diritti umani” .

Leiter Reber, Obmann dei Freiheitlichen, lo ha definito un “modello” che si è sempre battuto per il “rispetto dei diritti delle minoranze” e un “avvocato che ha difeso i combattenti sudtirolesi per la libertà che erano stati incarcerati e torturati nei principali processi politici, in particolare nel processo di Milano del 1956”; come politico si era “battuto per l’abolizione dei toponimi inventati da Tolomei e la demolizione dei relitti fascisti”.

A Palermo aveva partecipato al primo maxiprocesso contro la mafia, mentre al Tribunale militare di Verona è stato impegnato nel processo contro il boia del campo di concentramento di Bolzano, Michael Seifert.

Parlando del maxiprocesso ricordava di aver risposto all’appello lanciato da Nando Dalla Chiesa e un giorno inviò un’ottantina di lettere ad altrettanti colleghi di tutt’Italia, sollecitandoli a fare squadra per difendere le vittime della mafia, quelle che a differenza dei boss - pronti a pagare fior di quattrini per avere i principi del foro - non potevano permettersi le parcelle. Risposero praticamente tutti e lavorarono gratis per quella che ritenevano una giusta causa. Era stato in prima linea anche a difendere gli obiettori di coscienza che, prima degli anni Settanta, finivano in carcere se si rifiutavano di fare il servizio militare. È grazie ad avvocati come Canestrini se nel 1972 è stata varata la legge che consentiva di fare il servizio civile al posto di quello militare.

L’enciclopedia oscena.

Tra i tanti processi, studiati e discussi con passione ed entusiasmo particolari, amava ricordare quello per l’enciclopedia sessuale. Cos’era successo? Un magistrato era entrato nella biblioteca comunale di Cembra e aveva visto su uno scaffale l’enciclopedia sessuale edita da Mondadori. Su disposizione della Procura di Trento la pubblicazione era stata sequestrata in tutt'Italia e i bibliotecari rinviati a giudizio per i reati di pubblicazione oscena e corruzione di minorenni mediante pubblicazioni oscene. Sembra una storia di mille anni fa. Invece succedeva nel 1976, a Trento.

Canestrini, che faceva parte del collegio che aveva curato la difesa, raccontava di essersi divertito tantissimo e alla fine gli imputati erano stati assolti con formula piena.

Tra i tanti che ieri l’hanno ricordato citiamo il post di Mao Valpiana, presidente nazionale del Movimento Nonviolento: «È stato un pilastro del movimento per l'obiezione di coscienza, l'antimilitarismo, l'antifascismo, la giustizia e la libertà. Oggi siamo tutti più soli ... Ha attraversato con passione la sua lunga vita. È stato compagno, Maestro e amico di tanta bella gente che si è battuta prima contro la dittatura e poi per la democrazia. Abbiamo avuto il privilegio di averlo come Avvocato e fratello nel Movimento Nonviolento».













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