Si rischia la zona rossa Domani vertice con Boccia 

Le regole. Il governo studia una stretta dal 16 gennaio. Alto Adige tra i casi sotto osservazione La giunta valuta le mosse. Ipotesi di lockdown rigido. Schuler: «Troppi casi, serve un piano B»



Bolzano. Arrivano i nuovi criteri per dichiarare le zone rosse. L’Alto Adige è tra i «sorvegliati» speciali. Sarà un vertice importante, quello organizzato per domani mattina dal governo (ministri Boccia e Speranza) con Regioni e Comuni. Il premier Conte deve firmare il nuovo Dpcm in vigore dal 16 gennaio. Con l’aumento dei contagi, è già trapelata l’intenzione del governo, su sollecitazione dei tecnici, di inasprire le regole previste per le zone gialle, arancioni e rosse. L’inasprimento si aggiunge all’abbassamento della soglia dell'Rt che determina il colore delle zone. In Alto Adige (oggi zona gialla) è in vigore da giovedì l’ultima ordinanza del presidente Arno Kompatscher con le regole sulle aperture. La giunta si prepara a discutere le novità che arriveranno da Roma. L’assessore Thomas Widmann ribadisce il suo schiaffo alla gestione nazionale: «Noi effettuiamo in percentuale molti più tamponi rispetto alle altre regioni. È ovvio che scopriamo un numero elevato di positivi». Ma questo non significa che a Palazzo Widmann siano sereni. La prospettiva di un lockdown rigido viene citata quotidianamente.

Le nuove zone rosse

Su proposta dell'Istituto superiore di Sanità, d’accordo il Cts, il governo sta pensando di introdurre un'ulteriore stretta: se l'incidenza settimanale dei casi è superiore a 250 ogni 100mila abitanti, scatterà in automatico la zona rossa. È di questo che Boccia e Speranza discuteranno domani con i presidenti delle regioni in vista del Dpcm del 16 gennaio. In questo momento sono cinque le regioni o province autonome che superano i 200 casi settimanali ogni 100mila abitanti e l’Alto Adige è tra queste: oltre a Veneto ed Emilia Romagna, ci sono la provincia di Bolzano (231,36), il Friuli Venezia Giulia (205,39) e le Marche (201). La Asl ha comunicato ieri 380 tamponi Pcr positivi e 233 test antigenici: in tutto 613, ma va ricordato che nel report nazionale vengono conteggiati solo i tamponi Pcr. Di fronte al nuovo Dpcm, la Provincia valuterà come sempre se adottare in tutto o in parte le regole nazionali.

Gli scenari della giunta

I numeri in Alto Adige dunque restano preoccupanti. Stanno arrivando i contagi di Natale e Capodanno. Widmann insiste sul tema dei parametri: «Più tamponi effettui, come nel nostro caso, più positivi escono allo scoperto. Non posso accettare l’impostazione del governo. I numeri che guardiamo con la massima attenzione sono l’occupazione dei posti letto ospedalieri e ancora di più quelli della terapia intensiva». E qui Widmann torna sull’ipotesi di lockdown rigido, già prospettato da Kompatscher: «Ormai è riconosciuto a livello europeo che le mezze misure non sono abbastanza efficaci. Senza che ce lo dica il governo dunque stiamo monitorando le terapie intensive. Se per alcuni giorni avremo un trend di 2-3 ingressi al giorno, dovremo agire subito, prima che si inneschi la crescita esponenziale della curva, che porta alla saturazione. Aspettare due settimane, impegnati nel dibattito su cosa chiudere o meno, allungherebbe di un mese e mezzo il lockdown. Una misura presa nel momento giusto invece potrebbe garantire effetti in due o tre settimane».

L’assessore Arnold Schuler ammette: «Siamo preoccupati, speravamo in numeri migliori. Dobbiamo essere pronti con un piano B». FR.G.

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