Siamo i più pagati, ma la vita è carissima

Il report dell’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro: in Alto Adige lo stipendio medio è di 1.476 euro al mese


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Con 1.476 euro mensili, è la provincia di Bolzano che, oltre ad avere il tasso di occupazione più alto - è attestato al 72,7%, tra gli uomini addirittura al 78,9%, più basso tra le donne al 66,4% - detiene il primato delle buste paga medie più “pesanti” d’Italia.

Ci sono poi dei picchi, per cui nella sanità altoatesina 58, tra dirigenti e medici, guadagnano più di 200 mila euro all’anno; addirittura quattro primari Claudio Graiff, Klaus Eisendle, Herbert Heidegger e Franz Ploner superano il tetto dei 240 mila fissato dal decreto Monti.

Un primo posto prestigioso quello delle retribuzioni più alte d’Italia ottenuto mettendo in fila praticamente tutta la Lombardia che domina la top ten. Dietro al capoluogo altoatesino: Varese (1.471), Monza e Brianza (1.456), Como (1.449), la piemontese Verbano Cusio Ossola (1.434), Bologna (1.424), Lodi (1.423), Lecco (1.415), Sondrio (1.414) e Milano (1.409). Staccatissima Trento 25ª con 1.360 euro. All’ultimo posto (110) si trova Ascoli Piceno con 925 euro. La media italiana è di 1.315 euro. È quanto emerge dallo studio dell’Osservatorio Statistico dei consulenti del lavoro presentato ieri a Napoli, in occasione dell’ultima giornata del congresso nazionale della categoria.

Al di là delle statistiche, è davvero tutto oro quello che luccica?

Su questa domanda abbiamo raccolto più pareri: tutti d’accordo che in Alto Adige la qualità della vita è più alta che altrove, perché c’è piena (o quasi) occupazione e perché i servizi e il welfare funzionano, ma se è vero che si guadagna in media di più, anche il costo della vita è tra i più alti d’Italia.

«Le nostre imprese associate - spiega Mirco Marchiodi, responsabile del Centro studi di Assoimprenditori - hanno un costo del lavoro per dipendente di oltre 52mila euro. Tolti i contributi, circa il 75% di questa cifra viene versata al dipendente come stipendio. Significa che le retribuzioni nell’industria sono del 30% più alte rispetto alla media altoatesina che è già la più elevata d’Italia. La spiegazione sta nel fatto che si tratta molto spesso di posti di lavoro altamente qualificati - dal manager all’ingegnere passando per l’operaio specializzato -, che il 90% dei contratti nell’industria è a tempo indeterminato e che i profili specializzati si trovano con molta difficoltà, per questo le imprese locali sono disposte a pagare retribuzioni elevate per assicurarsi i migliori talenti».

«A chi lavora nell’industria - spiega Toni Serafini, segretario della Uil - si aggiunge l’esercito dei dipendenti pubblici che percepiscono l’indennità di bilinguismo. Non c’è dubbio che in Alto Adige si viva molto bene, l’altra parte della verità è che qui è tutto più caro. Un’altra città dove ho trovato prezzi simili a quelli di Bolzano è Como, mentre a Roma o Milano, dai costi degli alimentari a quelli delle case ce n’è per tutte le tasche».

Infatti, anche per i prezzi delle abitazioni, in affitto o da acquistare, Bolzano è al top in Italia. «Per un bilocale, ovvero angolo-cottura, stanza e bagno - dice Carlo Perseghin, presidente provinciale della Fiaip, la federazione degli agenti immobiliari - l’affitto va da 650 a 730 euro al mese più le spese; per un bilocale nuovo da acquistare si oscilla da 220 a 320 mila euro a seconda della zona. I miei colleghi, nel resto d’Italia, con queste cifre vendono una casa a schiera. Avendo questi prezzi come riferimento, capita che a qualche turista dopo una vacanza in Alto Adige venga voglia di acquistare un appartamentino in Gardena o in Badia, ma rinuncia subito quando sente i prezzi».

Marino Melissano, che ha ricoperto per oltre 20 anni il ruolo di vicepresidente dell’associazione “Altro consumo”, invita a calare lo studio nell’ambito del contesto altoatesino: «Se ci si limita a leggere i numeri, si deve concludere che l’Alto Adige è una sorta di paradiso. La verità è qui sono tantissime le famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese, perché pur avendo un lavoro stabile non ce la fanno a far fronte alle spese per vivere e a pagare l’affitto».

Ne sa qualcosa Paolo Valenti, direttore della Caritas, che vede quotidianamente coloro che -spesso con un certo imbarazzo - si rivolgono ai servizi dell’ente per chiedere un aiuto.

«È vero che in Alto Adige si sta bene e si guadagna di più che in altre realtà, proprio per questo però abbiamo il dovere di fare di più, per garantire a tutti di poter vivere in modo dignitoso. Nonostante un trend di sviluppo economico positivo, nel 2016 la Caritas ha aiutato circa 35 mila persone, tra loro moltissimi immigrati ma anche altoatesini: ultracinquantenni che perdono il lavoro, padri separati, madri sole».













Altre notizie

Attualità