Siccità, il lago di Costalovara scende di 1,5 m
Situazioni di criticità sull’altopiano del Renon e a San Genesio, monitorato il Lago di Caldaro
BOLZANO. «A parte qualche temporale, anche in Alto Adige continua l’ondata di caldo. Per il momento la siccità è ancora sotto controllo, anche se il perdurare di questa situazione potrebbe rendere necessarie delle misure di emergenza». A farlo presente è l’agenzia provinciale per l’ambiente.
Il problema di quest’anno, caratterizzato da un inverno ricco di pioggia e neve, è costituito dallo scioglimento anticipato di ben 2 mesi rispetto al normale, delle nevi.
Le temperature miti di primavera, hanno fatto registrare un record nel deflusso delle acque per lo scioglimento della neve, nei mesi di aprile e maggio, invece che, come di norma, in giugno e luglio. Nei mesi estivi, soprattutto per l’agricoltura vi, è maggiore necessità di acqua per l’irrigazione.
Le zone soggette a maggior rischio siccità sono gli altipiani. Qualche difficoltà nell’approvvigionamento idrico potabile si è verificata a San Genesio e sul Renon, dove livello del lago di Costalovara è arrivato al minimo ammesso, calando di circa 1,5 metri. Situazione sotto controllo, invece, a Villandro, dove la rete idrica potabile è stata potenziata di recente, mentre l'irrigazione è supportata da un serbato stagionale.
Tra le situazioni di moderata criticità per il prossimo futuro vi è il bacino del lago di Caldaro, oggetto di monitoraggio e studio specifico, seguito dall’Ufficio gestione risorse idriche.
In Alto Adige, a fronte di una disponibilità annua di circa 5.000 milioni di metri cubi d’acqua, il settore agricolo, con un utilizzo del 3% è quello che ne fa maggior impiego (150 milioni di metri cubi), seguito dall’industria e dall'acqua potabile con circa l’1% ciascuno (50 e 45 milioni di metri cubi). La produzione di neve artificiale invece ne utilizza il 0,2% (9 milioni di metri cubi).
Il problema della carenza d’acqua si è presentato in alcune piccole centrali idroelettriche. In questo periodo infatti hanno dovuto chiudere, in attesa di un maggior deflusso nei corsi d’acqua di alimentazione. Un caso simile si è registrato a Campo di Trens.
I problemi dovuti alla chiusura dei piccoli impianti idroelettrici si riflettono anche sul irrigazione.
«In altri casi una soluzione si ottiene differenziando le portate residue o ripristinando le opere di presa», fa presente il direttore dell’agenzia per l’ambiente.