Bolzano

Sindacalista e politico, si è spento a 71 anni Giancarlo Galletti 

Fu a capo della Fiom e a fianco dei lavoratori alla Lancia Iveco, poi segretario del Pci: sempre al fianco di chi aveva più bisogno. È scomparso ad Urbino dove si era trasferito ormai da tempo 


Paolo Tagliente


BOLZANO. Se n’è andato l'altro giorno, nella sua casa di Urbino, portato via in poche settimane da una malattia implacabile. Giancarlo Galletti, 71 anni compiuti a novembre, mancava da Bolzano ormai da anni, ma il suo ricordo, il ricordo del suo impegno in politica e nel sindacato, la sua onestà intellettuale e la sua innata predisposizione a stare sempre dalla parte dei più deboli è vivido in chiunque lo abbia conosciuto.

Dipendente della Lancia-Iveco, dov’era delegato in fabbrica e nel consiglio di fabbrica, all’inizio degli anni 70, Galletti entra nella segreteria della neonata Flm, la Federazione lavoratori metalmeccanici creata con la fusione delle tre federazioni di Cgil, Cisl e Uil.

Quando, qualche anno più tardi, vi fu la spaccatura, Galletti divenne segretario della Fiom e rimase al vertice per circa un paio d’anni, prima dell’arrivo di Luciano Clementi e di Gianni Pozzo. Al termine dell’esperienza nel sindacato, Giancarlo tornò a lavorare in fabbrica, ma fu ben presto contatto dal Pci bolzanino che gli offrì un incarico come funzionario. Dello stesso Pci divenne presto segretario: carica che ricoprì fino alla fine del 1989, quando al suo posto arrivò Guido Margheri, che poco dopo gestì la transizione da Partito comunista italiano a Partito democratico della sinistra.

Fu in quel momento che, per motivi familiari, Giancarlo Galletti lasciò Bolzano e si trasferì a Urbino. Ma con sé, nelle Marche, aveva portato i suoi ideali e il suo impegno. Passato nel frattempo nelle fila di Rifondazione Comunista, aveva trovato lavoro in un supermercato Ipercoop di Pesaro, dove era stato delegato sindacale fino al momento della pensione. Anche dopo aver raggiunto il meritato riposo, Giancarlo collaborava con la Bottega di Urbino Mondo Solidale, aprendo il punto vendita per tre giorni alla settimana.

«Giancarlo era un amico – lo ricorda Guido Margheri –, una persona gentile, generosa e colta. Orgogliosa del suo appartenere alla classe operaia, di essere un metalmeccanico, un sindacalista della Fiom e di essere un militante del Pci, partito della classe operaia. Si era schierato contro la trasformazione del Pci dopo la caduta del Muro di Berlino - e in questo avevamo opinioni opposte- non perché fosse un nostalgico, ma perché voleva difendere l'idea di una rappresentanza politica capace di rappresentare le istanze delle classi subalterne e di portarle al governo. Visse la crisi del PCI altoatesino a cavallo dell’approvazione dello Statuto di autonomia, ma pur essendo molto critico con alcune forzature della SVP non smarrì mai un’ispirazione autonomista. Era espressione di un modo di fare politica in cui ci si mette al servizio della propria comunità politica rinunciando spesso a incarichi per quello che ritenevano essere il bene comune. Si poteva essere d'accordo o meno con Giancarlo, ma appartiene a quella generazione politica da cui ancor oggi si può trarre ispirazione per ripensare la politica». Galletti lascia la moglie e il figlio.













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