Sindrome di Down Un calendario contro i pregiudizi

I 12 mesi rappresentati da bambini mentre fanno sport Iniziativa promossa dell’associazione “Il sorriso”


di Antonella Mattioli


BOLZANO. A gennaio c’è Mario Pio con il kimono bianco del ju-jutsu; a febbraio Manuel, Thomas Johannes, questi ultimi due sono gemelli, con le maglie degli Yankee; a marzo Katharina che sogna un futuro nella danza moderna; ad aprile Manuel con la stecca da hockey; Lisa Grace, la mascotte, è innamorata dell’acqua e allora l’hanno immortalata accanto ad una grande pinna; a novembre Martina appassionata di equitazione; chiude l’anno il sorriso di Fabian, baby ciclista. Sono alcuni dei protagonisti del calendario 2016 dell’associazione “Il sorriso”: età diverse - la più piccola ha 15 mesi, la più grande 15 anni - in comune, per un maledetto scherzo della natura, la sindrome di Down. Il calendario - sponsorizzato da Tanya e Stephen del Temple bar di piazza Domenicani, mentre le foto sono del fotografo dell’Alto Adige Andreas Kemenater - si potrà acquistare oggi allo stand informativo allestito presso l’entrata dell’ospedale San Maurizio, dalle 8.30 alle 12; si potranno comprare anche le piccole creazioni dei bambini della scuola dell’ospedale di Brunico, donate all’associazione. È un’occasione per raccogliere fondi ma soprattutto per informare e sensibilizzare su tutto ciò che riguarda la sindrome di Down.

«Già lo scorso anno - spiega Fulvio Cobaldi, che siede nel consiglio del sodalizio - l’associazione aveva fatto un calendario con le foto dei bambini ripresi però in contesti familiari; questa volta si è deciso di valorizzare di più le loro capacità, immortalandoli negli sport che molti di loro praticano: questo per rappresentare al meglio il fatto che essere “diversi è normale”».

Una scelta quella dell’associazione altoatesina, che coincide con lo slogan della Giornata nazionale della sindrome di Down, in programma domenica 11 ottobre: “Un futuro più indipendente è un futuro possibile”.

Tutto ciò per cui si battono i genitori: far cadere i tabù che ancora esistono, anche se molto in questi anni si è fatto per favorire l’integrazione.

Per Fulvio, 40 anni , è diventata una ragione di vita da quando 15 mesi fa ha scoperto che quella bimba, tanto desiderata, era nata con un cromosoma in più.

«Sandra, la mia compagna che ha 26 anni, aveva fatto due esami all’inizio della gravidanza che avevano portato non uno, ma due ginecologici, ad escludere che ci fosse la necessità di fare una amniocentesi (esame per verificare se il feto ha la sindrome)». Le cose poi sono andate diversamente. «È stata dura all’inizio da accettare, poi però ci siamo resi conto che la nostra piccolina non è l’unica ad avere problemi. Anzi, ci sono bimbi molto più sfortunati di lei. Questo ci ha dato la forza di reagire, informarci e vedere quello che potevamo fare per regalare a Lisa Grace un futuro il più possibile normale: è importante, in queste situazioni, che un’associazione come la nostra, sia vicina ai genitori che in un primo momento vedono tutto nero. Ma non è così: questi bimbi hanno grosse potenzialità e oggi ci sono le conoscenze medico-scientifiche che consentono di valorizzarle». Due mesi fa in casa Cobaldi è arrivato Diego che, un giorno, aiuterà la sorella nelle sfide, certo non facili, che l’attendono.

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