Sinigo, cacciati dalla moschea

Quattro cittadini musulmani affermano di essere esclusi dalla preghiera e si rivolgono al tribunale


di Giuseppe Rossi


MERANO. La moschea di Sinigo continua a far discutere e soprattutto, stando appunto a chi protesta, a non accogliere a braccia aperta tutti i cittadini di religione musulmana residenti in città che vogliono recarsi a pregare.

Stiamo parlando degli oltre 550 metri quadrati di superficie presenti al piano terra di uno dei condomini che si affacciano lungo la via Enrico Fermi a Sinigo, una sala che da otto anni viene gestita, prima in affitto, adesso in regime di proprietà, dall'associazione "Dialogo e pace".

Da oltre un anno, con l'acquisto degli spazi, i tempi di preghiera, anziché crescere sembra che siano stati limitati. Alcuni dei fedeli che hanno contribuito a raccogliere i 160 mila euro per l'acquisto degli spazi, però, a questo punto hanno deciso di ricorrere alle vie legali per vedere riconosciuto il loro diritto di preghiera.

Era la fine del mese di settembre dello scorso anno quando l'avvocato Giorgio Balzarini, in rappresentanza di quattro cittadini di religione musulmana, aveva presentato una istanza al tribunale di Bolzano per ottenere la nomina di un arbitro capace di risolvere il problema nato attorno alla gestione e agli orari di apertura del luogo di culto di Sinigo.

Nelle altre due moschee presenti in città le regole di accesso sono completamente diverse. In via Huber e in via Marlengo per tutto l'arco della giornata c'è un incaricato che tiene aperto il luogo di culto. Si prega, ma si organizzano anche corsi di lingua araba, appuntamenti a carattere culturale e incontri di lettura del Corano.

Molti dei fedeli dispongono anche delle chiavi di accesso. Tutte cose che a Sinigo pare non si possano fare o non siano comunque previste. Mohamed Amine, Tahar El Abriki, Mustapha Khallouqi e Hicham Loukrati, dopo aver aspettato alcuni mesi, hanno appunto deciso di rivolgersi al giudice tramite l'avvocato Balzarini.

Il lodo emesso dall'arbitro individuato dal tribunale ha dato delle indicazioni. I quattro ricorrenti sono a tutti gli effetti soci dell’associazione “Dialogo e pace”, va riconvocata l'assemblea per eleggere un nuovo direttivo, che poi regolamenti l'accesso al luogo di culto. Tuttavia, ed è su questo punto che insistono le discussioni, sembra che il lodo non abbia avuto seguito, nel senso che chi avrebbe dovuto attuarlo, ovvero il presidente contestato, fino a oggi pare non abbia dato seguito alle decisioni prese dall'arbitro.

A questo punto l'avvocato Giorgio Balzarini, sempre su incarico dei quattro fedeli musulmani, si è rivolto al tribunale di Bolzano con l’obiettivo di ottenere l'esecutività del lodo e quindi intervenire nella moschea di Sinigo con l'ufficiale giudiziario o con le forze dell’ordine. Ma per arrivare a questo punto ci vorrà ancora del tempo.

Intanto, il luogo di culto, anziché ospitare la preghiera, continuerà a far discutere la comunità musulmana a suon di carte bollate.

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