Slot nei bar, sei su dieci le hanno rimosse

Il convegno sulla prevenzione. L’assessore Randi: «I soldi gettati nelle macchinette sottratti all’economia reale»


di Davide Pasquali


BOLZANO. «A Bolzano, i malati di azzardo conclamati in soli due anni sono cresciuti del 122%. Anche per questo, il Comune è stato uno dei primi in Italia ad attivarsi nel contrastare l’abuso delle slot machine. Per ora, dei 214 bar cittadini dotati di macchinette, 128 le hanno rimosse, altri 86 ancora no. Il sessanta percento si è dunque adeguato alla normativa provinciale sui luoghi sensibili». Lo ha ricordato ieri sera l’assessore alle politiche sociali Mauro Randi, nel corso di un convegno tenutosi in municipio e incentrato sulla prevenzione. Ancora necessariamente fermo al palo, il Comune, nel contrasto al proliferare delle sale giochi e delle slot nei tabacchini, ma di certo non ci si ferma sul fronte della prevenzione. E l’assessore Randi, ieri, ha fatto leva anche sul portafoglio, sulla necessità di investire su attività produttive che diano respiro all’economia. Per farsi capire, decisamente un buon metodo. «I bolzanini - ha detto Randi - dovrebbero riflettere su questo aspetto: i 50-60 milioni spesi ogni mese dall’Alto Adige in azzardo, non vengono canalizzati nel commercio, che oggi soffre moltissimo a causa della crisi. Quante attività che hanno chiuso si sarebbero forse potute salvare, se quelle decine di milioni ogni mese fossero stati spesi lì e non in gioco?» Un concetto ripreso anche nell’intervento del direttore dell’Alto Adige Alberto Faustini, il quale ha ricordato la campagna di sensibilizzazione diretta attivata del nostro giornale (giunta ormai a 4.666 sottoscrizioni), ma ha anche sottolineato quella per così dire indiretta, meno visibile, ma fondamentale per creare una coscienza nei lettori: «Se in passato era usuale, il nostro giornale da tempo non fa più titoli sulle grosse vincite in denaro». Un fatto riconosciuto e assai apprezzato dal primario del Serd Elio Dellantonio, il quale ha evidenziato la necessità di vietare nelle sale gioco il fumo e la somministrazione di alcolici, «due moltiplicatori degli effetti patologici da gioco». Piuttosto illuminante l’intervento dello psichiatra Tazio Carlevaro, incentrato sulla realtà svizzera, dove da inizio anni Duemila si è introdotta una legge seria, chiara e inequivocabile. A differenza dell’Italia, dove regna sovrano il caos normativo, con i bar per esempio sanzionabili e i tabacchini no, o i bar che ricorrono al consiglio di Stato contro uno Stato biscazziere. In Svizzera, si è introdotta una sorta di legge del contrappasso: chi guadagna col gioco, ma contribuisce anche a generare i danni da azzardo patologico, deve risarcire le parti sociali in difficoltà: per i casinò tasse ingentissime e obbligo di finanziare e attuare campagne di prevenzione sull’abuso. Un portato, questo, della teologia protestante: l’etica calvinista ritiene lecito l’arricchimento per merito, ma se si va a ledere l’interesse altrui, bisogna pagare. Una posizione non proprio distantissima da quella cattolica, di cui ieri sera ha parlato il teologo morale Martin Lintner. Il professore ha spiegato come la Chiesa non condanni a priori il gioco d’azzardo, ma metta in guardia i fedeli. «È il principio di cautela, che fa ritirare dalle farmacie un farmaco perché dannoso, anche se solo per pochi».













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