Solland, i curatori cercano un acquirente

Tutte le società del settore operano in Estremo Oriente. Impensabile ricorrere al cosìddetto «spezzatino» dell’azienda


di Giuseppe Rossi


MERANO. Questo pomeriggio i curatori fallimentari, l'avvocato meranese Bruno Mellarini e il professor Luca Mandrioli di Modena, incontreranno le rappresentanze sindacali dei lavoratori. Questo è il primo passo ufficiale dopo la dichiarazione di fallimento della Solland Silicon srl decretata lunedì mattina dal tribunale di Bolzano. Si tratta della società che ha rilevato, tra gli altri, il reparto policristallo dalla Memc spa tecnicamente attraverso la cessione di un ramo d'azienda. Nell'areale della fabbrica di silicio attualmente opera anche la Sun Edison, che lavora il monocristallo per la produzione di fette di silicio. Il fallimento però potrebbe avere uno strascico giudiziario e addirittura sviluppi clamorosi se il ricorso presentato dagli avvocati della Solland Silicon dovessero vincere il ricorso presentato.

Se però il ricorso non sarà accolto, i due curatori fallimentari si troveranno davanti una procedura concorsuale insolita per la situazione altoatesina. Impensabile infatti ricorrere, come spesso si fa, al cosiddetto spezzatino dell'azienda, ovvero cercare di vendere le parti ancora redditizie per poi gestire con il ricavato il buco lasciato dal fallimento.

Il compito, tutt'altro che facile, è quello di trovare sul mercato mondiale, dove nel settore operano una decina di competitor al massimo e tutti operanti in Estremo Oriente se non addirittura solo in Cina, un acquirente per lo stabilimento. E per far questo è indispensabile che gli impianti non vengano completamente spenti, ma manutenzionati e mantenuti sicuri.

I costi di chiusura o di riavvio successivo degli impianti vanno sicuramente oltre i 5 milioni di euro, cifra alla quale si aggiungerebbe, nell'ipotesi peggiore, la bonifica dell'intera area produttiva di via Nazionale. Quindi meglio provare a rimettere l'impianto in condizioni di essere venduto. Proprio per questo motivo ieri, il presidente della giunta provinciale ha rinnovato il decreto approvato tre mesi fa e ora in scadenza con il quale si ordina per motivi di sicurezza alla Memc spa di garantire la manutenzione degli impianti e la permanenza di squadre di monitoraggio degli impianti.

Paradossalmente, i primi a beneficiare della dichiarazione di fallimento, saranno i circa cento dipendenti della Solland Silicon, da mesi fermi e inchiodati a una cassa integrazione, che pare da mesi non porti nessun quattrino nelle tasche di operai e impiegati. Il fallimento apre infatti la strada alla cassa integrazione in deroga, una forma diversa di sovvenzione rispetto alla condizione nella quale si trovano oggi i dipendenti, perchè stabilisce che in caso di mancato sussidio statale sia l'ente locale a provvedere, nel nostro caso la Provincia. Soldi un pochino più sicuri, se non altro.

Ma anche per quegli operai che oggi garantiscono la sicurezza dell'impianto, si tratta di settanta dipendenti che lavorano in regime di part-time due o tre giorni alla settimana, gestiti con contratti di lavoro interinale da Memc spa e pagati dalla Provincia, si aprono nuove prospettive. Il nuovo acquirente, se verrà individuato, difficilmente potrà fare a meno della loro esperienza. Ma se fino a ora un acquirente non è stato trovato, cosa cambia con il fallimento? Fondamentalmente l'interlocutore che si troverà davanti il compratore della fabbrica.

Non saranno più Massimo Pugliese e il suo gruppo, bensì i curatori fallimentari affiancati dalla Provincia e dal Ministero dello sviluppo economico. Un blocco a tre che per alcuni potrebbe dare maggiori garanzie a chi si appresta a sborsare diversi milioni di euro per acquistare la fabbrica, le sue tecnologie e l'esperienza dei propri dipendenti.

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