Sono morte abbracciate nella vasca

Evi Drescher sul fondo della cisterna con la piccola Martina stretta a sè. L’autopsia ha confermato i sospetti avanzati dagli inquirenti: la mamma ha stretto la bimba ed è saltata. La bambina era affetta da sindrome di down



BOLZANO. Mamma Evi ha affrontato la morte con un ultimo abbraccio alla sua piccola Martina. La donna è stata trovata in fondo alla cisterna con le braccia ancora impegnate a trattenere a sè la figlioletta di cinque mesi. Quando la mamma ha perso i sensi, la presa si è allentata ed il corpicino della bimba (che probabilmente è morta prima) è stato spinto dall'acqua verso l'alto, fino a restare bloccato all'imbocco del tombino.

L'autopsia effettuata ieri sera dall'anatomopatologo Eduard Egarter ha confermato quanto gli inquirenti avevano ormai capito da tempo. Sia la donna che la bambina sono morte per asfissia da annegamento. La tragedia sarebbe avvenuta tra le 17 e le 18 di sabato scorso. L'esame autoptico sulle due salme non ha riservato nessuna sorpresa. Nei polmoni sia della mamma che della piccola c'era acqua.

Ciò significa che anche la piccola Martina è stata immersa nella cisterna sino a provocarne il decesso per asfissia. Sul corpicino non c'erano segni di violenze. La piccola, dunque, non è stata uccisa prima di immergersi nella cisterna in braccio alla mamma che l'ha accompagnata a morire in un folle disegno di morte.

Anche sul corpo di Evi Drescher non sono stati rilevati segni di atti violenti. Sul colpo non è stata trovata neppure la più piccola abrasione, dimostrazione lampante che in quella botola piuttosto stretta la sventurata mamma ha voluto entrarci di sua iniziativa.

L'assenza anche delle più piccole ferite e lo stato dei vestiti della vittima costituiscono la conferma più convincente che si è trattato di un omicidio-suicidio. Sia in caso di caduta accidentale (di per sè quasi impossibile vista la grandezza del tombino che peraltro sarebbe stato chiuso), sia in caso di aggressione da parte di terzi, il corpo della donna non sarebbe stato perfettamente «ordinato», compresi gli occhiali che aveva ancora sul naso. Evi Drescher si è dunque addormentata per sempre stringendo a sè la sua bambina, affetta da sindrome di Down. Un ultimo gesto d'amore al «riparo» da quel mondo che non era stato in grado di darle la serenità che avrebbe meritato.

Proprio nelle ultime settimane Evi Drescher aveva evidenziato un peggioramento della sua condizione psichica.

Giovedì scorso aveva avuto un primo incontro con uno psichiatra. Avrebbe dovuto tornarci ieri ed il medico, in attesa della seconda visita, le aveva prescritto un calmante in gocce. Avrebbe dovuto contribuire a renderla meno depressa. In realtà proprio la somministrazione del calmante ha finito per convincere sempre più la donna di essere una madre inadeguata. Per tutelare la piccola, Evi aveva anche smesso di allattarla: si era convinta che la piccola Martina avrebbe potuto averne conseguenze negative.

Ieri intanto il sostituto procuratore Giancarlo Bramante ha dato il nulla osta alla sepoltura. I funerali potrebbero svolgersi già domani a Caldaro.













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