Sono troppi gli interessi nell'energia


Sergio Baraldi


La battaglia per l’energia infuria. Tra proposte di trattative, strappi, decisioni di giunta provinciale e minacce di ritorsioni politiche, si combatte uno degli scontri più importanti di questi mesi in Alto Adige. La prima avvertenza per i nostri lettori è che la battaglia non avviene attorno ai diritti dei cittadini: diritti a un servizio efficiente, a tariffe più basse, a un servizio moderno. Il braccio di ferro si gioca su un piano diverso, quello del controllo della cassaforte: l’energia è il business del domani, anzi dell’oggi, e chi controlla l’energia dirige anche un flusso consistente di risorse. Questa è la posta in gioco che mobilita i partiti, in primo luogo la Svp. Il significato è che la partita in corso è tutta politica purtroppo nel senso meno nobile: riguarda soprattutto un ceto politico che agisce senza porre in primo piano le esigenze dei cittadini. Questi verranno, semmai, dopo. Qualche giorno fa il Pd ha rivendicato il proprio lavoro al Parlamento nazionale con i governi D’Alema prima e Prodi poi per assicurare una norma che passasse il governo dell’acqua e dell’energia al territorio. Il Pd sottolineava come questa norma debba essere considerata una conquista dell’autonomia altoatesina, che è diventata la vera proprietaria della “sua” energia. Ha ragione? A mio avviso, in particolare su questo punto, il Partito democratico ha ragione.
Dobbiamo considerare strategico il progetto di una gestione dell’energia controllata dal territorio e dai suoi rappresentanti eletti. E non è neppure sbagliato sostenere che una grande società, capace di competere anche su altri mercati, si riveli un volano per un territorio che vuole crescere e assicurarsi risorse in un futuro in cui gli stanziamenti pubblici probabilmente si ridurranno. Ma questo vuol dire che il modo con cui si realizza la norma sia il modo migliore possibile? L’impressione è che proprio qui comincino i problemi: un buon progetto sta partorendo un pasticcio. E sul pasticcio anche il Pd ha lasciato le sue impronte digitali. E molto di più la Svp. Sulla base di quella norma, infatti, la Provincia è scesa in campo come ente concessionario che ha il compito di stabilire le regole del mercato e di indire la gara per attribuire le concessioni. Ma è qui che c’è stata la sorpresa: la gara è stata vinta dalla società della Provincia, la Sel. Qui incontriamo il primo pasticcio: l’ente erogatore, l’arbitro della partita assegna alla sua squadra la concessione. La legislazione europea e quella nazionale tendono a separare i due ruoli: chi dà le concessioni non deve gestire anche il mercato, deve incassarne i proventi e tutelare l’interesse pubblico, ma non produrre, distribuire e vendere energia. La ragione fondamentale di questa distinzione di ruoli sta nel fatto che tra chi è titolare del bene e chi lo gestisce, puntando legittimamente a realizzare profitti, possono sorgere interessi divergenti. La trasparenza è un atto rivolto ai cittadini che può garantire loro un servizio più efficiente e tariffe più convenienti. La Provincia, quindi, assegnando a se stessa la gestione con la Sel entra nel terreno minato del conflitto d’interessi. Non a caso, contro la Sel pendono numerosi ricorsi in tribunale e attorno all’energia è iniziata una dura battaglia. Ci sono i comuni di Bolzano e Merano che hanno un’azienda di lunghe tradizioni, l’Ae, che si vedono scavalcate e private di una centrale, la Tel, che rientrava nel perimetro della loro gestione. Hanno torto Bolzano, Merano e i paesi della Val Venosta a protestare per il modo con cui la Provincia li ha assediati e punta in parte a spossessarli? A mio avviso, non hanno torto. Il progetto di creare un soggetto forte avrebbe potuto essere realizzato in modo diverso. Si potevano aprire spazi ai privati che sono disposti a investire nel settore. Si poteva riconoscere il ruolo dei comuni che già producono energia per proprio conto. Il progetto di un sistema altoatesino dell’energia avrebbe potuto essere costruito nel rispetto dei principi posti dalla legislazione europea e degli interessi dei diversi territori. In questo caso, la Provincia non avrebbe avuto un ruolo meno importante, ma avrebbe riservato per sé la regia e il controllo, mentre qui andiamo verso una situazione in cui la Provincia fa il controllore e il controllato. E i cittadini chi li tutela? Può la Provincia essere credibile se poi è la stessa Provincia che incassa i dividendi della gestione? Che garanzia hanno i cittadini-utenti che la società di gestione non diventi una struttura politicizzata, dove non contano la professionalità e i bisogni degli utenti, ma le convenienze del ceto politico? La Svp è abituata a un’ambiguità in cui il suo ceto dirigente viene prestato a categorie economiche, società, enti e non sempre si capisce dove finisce la politica e dove comincia il resto. L’assessore Laimer, persona stimabile e intelligente, per anni è stato presidente proprio della Sel. Quando parla, Laimer parla come ex presidente o come assessore? Quali interessi privilegia? Quelli pubblici o quelli della Sel? Quando la Sel ha firmato i patti per la creazione con Enel e Edison di due nuove società di gestione, al tavolo della firma sono stati fotografati anche Laimer e Durnwalder. Che ci facevano i due arbitri al tavolo dei giocatori? Non hanno messo in scena proprio il teatrino del conflitto d’interessi? Come si vede il pasticcio s’ingrossa. E il Pd, a mio parere, ha commesso un errore quando ha votato in giunta provinciale a favore del passaggio della Tel dal Comune di Bolzano alla Sel. Lo ha fatto, probabilmente, perché convinto di tutelare il sistema. Ma siamo sicuri che il sistema si costruisce all’ombra del conflitto d’interessi o nell’incertezza di ruoli e competenze? Per una volta, il sindaco Spagnolli come rappresentante del Comune di Bolzano, avrebbe molte ragioni dalla sua parte. Ma paga le divisioni interne al Pd e pure il fatto che non sa essere un leader, cioè un sindaco che difende gli interessi della città se necessario con una battaglia pubblica, trasparente per i suoi cittadini. Invece, si comporta come il don Abbondio dell’energia tra i vasi di ferro. Da questo punto di vista è più forte la presa di posizione del sindaco di Merano, Januth, o quella dei sindaci e consiglieri provinciali della val Venosta. A dimostrazione che la questione dell’energia divide trasversalmente anche la Svp, e che interessi diversi non hanno trovato una sintesi efficace, ma solo un tentativo piuttosto maldestro di imporre una soluzione che concentra tutto nelle mani di pochi. In troppe occasioni, la Svp agisce pensando che in Alto Adige le leggi non si applichino proprio come in altre aree dell’Europa. Gli effetti si cominciano a vedere: consiglieri provinciali dichiarati ineleggibili, la Corte dei Conti che interviene con efficacia e tempestività, giudici che costringono l’amministrazione a rivedere i criteri dei sussidi per le case date agli immigrati. D’altra parte, il partito di governo italiano, il Pd, oggi rischia di perdere l’occasione di governare in modo nuovo la grave contraddizione scoppiata tra la Provincia e molti comuni dell’Alto Adige, tra i quali i due maggiori. Questa non è una contesa tra italiani e tedeschi, c’è chi la legge in questo modo. Questa è una contesa su che cosa sia un governo trasparente che rispetta le regole in Alto Adige. Torti e ragioni non sono tutti da una parte. Anche il Comune, in primo luogo sindaco e il maggior partito italiano, può forse rimproverarsi di avere pensato più a litigare sulle poltrone di Ae che a consentire all’azienda, che ha una struttura tecnica preparata e competente, di diventare più competitiva e efficiente. Ci auguriamo che la legge non sia scavalcata con trucchi, astuzie, finzioni. Non credo che i pasticci piacciano né agli italiani né ai tedeschi e neppure ai ladini.

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