Sos famiglia, la Provincia spende 25 milioni

Nel 2012 sono state 9.730 le persone che hanno percepito le prestazioni di assistenza economica



BOLZANO. Nel 2012 sono stati 9.730 le persone assistite che in Alto Adige (il 3% della popolazione residente) hanno percepito le prestazioni di assistenza economica sociale erogate dalla Provincia per un importo complessivo di 25,386 milioni di euro. Rispetto al 2011 si registra un calo del -1,5%, mentre la metà della cifra totale va ai cittadini extracomunitari. I dati sono stati presentati dall’assessore provinciale, Richard Theiner, e dal direttore della Ripartizione Famiglia e Politiche sociali, Luca Critelli.

«L’assistenza economica sociale è lo strumento per intervenire rapidamente e contenere situazioni di emergenza. Ma non deve rappresentare una voce permanente del reddito familiare». Lo ha detto Theiner presentando il Proprio in ragione di questo principio il sostegno viene ridotto alle persone che non si attivano nella ricerca di un lavoro. È stato ridotto anche il periodo di attesa: se prima dopo un preavviso trascorrevano altri tre mesi, ora dopo un mese l’assistito deve dimostrare di aver trovato un lavoro. Le due principali prestazioni di assistenza economica sociale, come ha spiegato Critelli, sono il reddito minimo di inserimento, che ha lo scopo di sostenere le famiglie integrando il reddito disponibile ad un minimo prestabilito, e il contributo per le spese di locazione, che sostiene le famiglie con un basso reddito nel pagamento dell’affitto. Per queste due voci nel 2012 è stato impiegato l’83% della spesa complessiva, ovvero 21 milioni di euro di cui 10 milioni per il reddito minimo ed 11 milioni per il contributo di locazione.

Nel 2012 hanno beneficiato dell’assistenza economica sotto forma di reddito minimo di inserimento e/o contributo al canone di locazione e spese accessorie 6.596 nuclei familiari (ovvero 16.285 persone tenendo presenti tutti i membri della famiglia).

Per quanto riguarda le prestazioni per il reddito minimo i benificiari sono per il 40% famiglie con bambini, per il 32% adulti soli (disoccupati, pensionati), per l’11% genitori singoli con figli (senza partner, separati, divorziati). Secondo la professione, risultano farne ricorso per il 52% disoccupati, per il 27% occupati (con retribuzioni basse), per l’8% pensionati (con pensioni molto basse).

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