Sos sordi, la polizia impara il linguaggio dei segni
Presentato ieri in questura un progetto pilota per venire incontro ai non udenti Trenta agenti parteciperanno a corsi per poter comunicare con chi non ha voce
BOLZANO. Lo scorso agosto è stata presentata l’applicazione “Sos sordi”, grazie alla quale anche le persone non udenti possono chiedere aiuto contattando la centrale del Numero unico d’emergenza 112. Ieri, in questura a Bolzano, è stato presentato quello che è un ulteriore, importante passo delle istituzioni per rispondere alle esigenze di chi non può sentire e comunicare. Si tratta di un progetto pilota unico in Italia, ideato e fortemente voluto dal vice questore aggiunto Cinzia Cellucci, dirigente dell'Ufficio tecnico logistico provinciale, che prevede la formazione di personale della polizia, così da metterlo in condizione di capire e comunicare con le persone non udenti che hanno chiesto aiuto. «Il progetto – spiega Cellucci – è strutturato in due moduli di 36 ore ciascuno a cui, nelle prossime settimane, parteciperanno 15 dipendenti alla volta. Ovviamente, abbiamo scelto persone che sono quotidianamente in contatto con il pubblico e, quindi, personale della Divisione anticrimine, Squadra mobile, Digos, Ufficio immigrazione e ovviamente Squadra volante, con ben sette operatori». Il progetto è stato elaborato in collaborazione con la Scuola professionale provinciale per le professioni sociali “Emanule Lévinas”, diretta da Alberto Conci, e i moduli sono stati preparati dalla dottoressa Emanuela Ghelardini, docente di lingua dei segni. Il primo passo è quello di far assimilare ai partecipanti al corso un sistema che non prevede la coniugazione di verbi e nemmeno gli articoli. Per ovvi motivi, poi, il secondo passo prevede che gli elementi forniti ai partecipanti siano focalizzati su tematiche strettamente legate a situazioni di emergenza. Nel caso in cui gli agenti della Squadra volante dovessero intervenire su un furto, ad esempio, avranno gli strumenti per identificare la persona sordomuta e chiederle le indicazioni necessarie - altezza, dati sull’abbigliamento, direzione di fuga - del ladro. «La scelta di presentare questo progetto prototipo proprio oggi, all’indomani della festa per il 130 anni di fondazione della polizia di stato non è casuale – spiega il vice questore, che ieri, durante la conferenza stampa, era affiancata dal primo dirigente Giorgio Porroni – perché il nostro moto è “esserci sempre” e, grazie a un’iniziativa come questa, potremo davvero essere vicini anche alle fasce deboli».
Si tratta di una prima esperienza, di un prototipo che sarà perfezionato e raffinato in “corso d’opera” per poi realizzare dei moduli di 45 minuti da inserire poi nel sistema di aggiornamento professionale della polizia di stato, su tutto il territorio nazionale. Così da poter fornire a tutta la polizia questi strumenti.