Spagnolli e la sfida di Bolzano


Sergio Baraldi


La nascita della seconda giunta Spagnolli è stata accompagnata da alcuni segnali interessanti. Innanzi tutto, la riduzione degli assessorati a sette rappresenta una scelta che merita di essere sottolineata, perché non solo rende la squadra più compatta e efficiente, ma riduce i costi della politica, taglia le poltrone non necessarie, offre ai cittadini l'immagine di un'amministrazione che, in tempi di sobrietà, compie un gesto serio e consapevole.
Una semplificazione che risponde indirettamente allo scontento emerso con il crescere dell'astensione. I passi positivi non si limitano a questo. Anche il principio di rappresentatività ha trovato conferma: i voti si contano non si pesano, quindi è corretto che i partiti maggiori, il Pd e la Svp, ottengano nell'amministrazione un ruolo che corrisponde alla volontà degli elettori.
Nella composizione della nuova amministrazione questo principio è stato salvaguardato. Poi, dopo uno sbandamento iniziale, ha prevalso la responsabilità verso i partiti minori del centrosinistra. Si capisce la preoccupazione di non squilibrare la maggioranza verso sinistra, ma è anche vero che i partiti più piccoli hanno appoggiato dal primo momento, e lealmente, la candidatura di Spagnolli. Era giusto trovare una soluzione che ne riconoscesse la funzione. E la soluzione è stata trovata.
Infine, Spagnolli sembra pronto per mostrarci un volto diverso nella sua seconda legislatura. Il sindaco ha vinto al primo turno con un risultato personale di rilievo. Il suo rimane il profilo di un politico del dialogo, ma i prossimi cinque anni saranno decisivi e dovrà dimostrare di saper decidere. Le trattative sembrano rivelarci uno Spagnolli capace di trovare il giusto mix tra ascolto, negoziato e decisione. Non a caso, la scelta di Bolzano è subito diventata un riferimento anche per altri sindaci neoeletti, primo fra tutti Januth a Merano. La sua figura, già legittimata dal voto, ne esce rafforzata da questo primo, delicato passaggio. Ma occorre anche ricordare che il difficile comincia adesso. Per due ragioni: una politica, l'altra strategica. Quella politica è la sfida che la maggioranza ha davanti. Sarebbe sbagliato sostenere che le elezioni sono state vinte dal centrosinistra: le ha perse anche il centrodestra per una serie di errori sui quali dovrebbe riflettere. Bolzano non si è svegliata di centrosinistra. Ha scelto di compiere un investimento. Gli orientamenti di fondo dei cittadini si sono modificati solo in parte. Il realismo dovrebbe spingere a cogliere la "storica" partita che, in virtù di questa combinazione, il centrosinistra gioca a Bolzano: ha l'occasione di cambiare l'assetto politico della città se darà prova di buon governo. Se risponderà alla domanda di cambiamento consegnata dal voto. Si tratta di una sfida che ha un valore nazionale, perché Bolzano è una delle poche città del Nord (con Trento, Padova, Venezia, Udine) amministrate dal centrosinistra. Nel momento in cui il Pd affronta una difficile transizione per riorganizzarsi e ripensarsi, come dimostra l'incontro di Nord Camp con Enrico Letta, Bolzano potrebbe offrire la sua prossima esperienza come un possibile modello al quale ispirarsi. Spagnolli si trova a essere, con il vicepresidente della Provincia Tommasini, attore protagonista della nascita di un'offerta politica alla quale il centrosinistra del Nord potrebbe guardare. Sarà cruciale il terreno del governo della città, nel quale conterà la riforma della politica e dell'amministrazione, ma più di ogni cosa conterà il progetto.
Spagnolli, nella sua prima intervista al nostro giornale, ha indicato alcune priorità. Ci sembra condivisibile l'idea di puntare su un ordinato sviluppo abitativo e urbanistico della città: esiste una questione demografica da non sottovalutare, Bolzano deve crescere non solo dal punto di vista economico. Ma il progetto non può limitarsi a questo. Né il "masterplan" può essere considerato una idea della città che orienta e guida la società. Un'idea, infatti, mobilita le energie migliori. Per noi questa idea è Bolzano capitale. Questo significa investire con coraggio nella sinergia tra qualità della vita e innovazione come motore dello sviluppo. Innovazione come punto d'incontro di cultura, tecnologia, modernizzazione produttiva. Contrariamente a quanto si pensa, la strada del finanziamento individuale alle imprese che innovano, è importante ma non basta. Tutti gli studi dicono che la via maestra è la produzione di beni collettivi e la promozione di reti di collaborazione. In questa prospettiva, il ruolo delle istituzioni come volano del cambiamento torna a essere centrale. Il che si traduce in un network tra istituzioni, università, centri di ricerca e imprese che riconosca il peso decisivo del radicamento territoriale, delle relazioni e delle conoscenze tacite, che fanno parte del processo d'innovazione vissuto come costruzione sociale. Per raggiungere l'obiettivo diventa essenziale qualificare le istituzioni e, dunque, il Comune di Bolzano. E' quasi una coincidenza simbolica che il parco tecnologico di Bolzano prenda vita domani in Provincia, su impulso dell'assessore Bizzo, subito dopo la nascita della nuova giunta Spagnolli. L'asse tra Comune e Provincia sarà determinante per aprire una nuova pagina. Bolzano capitale, non è un disegno etnico, italiano o tedesco, e neppure della sola città. Rappresenta l'ambizione dei cittadini di tutto il territorio di progettare qualcosa di collettivo, un sistema di alta qualità, che garantisca il benessere e apra le porte del futuro. C'è molto da fare. Al sindaco Spagnolli, alla sua amministrazione, alla sua maggioranza, auguriamo, nell'interesse di tutti, di avere l'ambizione di esprimere la leadership del cambiamento. E di esserne all'altezza.













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